Dove vivono le famiglie italiane? E in che condizione si trovano le nostre case? Dall’analisi di Tecnoborsa sul 15° censimento generale della popolazione e delle abitazioni sono emersi molti dati in grado di definire la situazione degli edifici italiani, l’88,5% dei quali è adibito ad uso residenziale.
Epoca di costruzione
Fa riflettere il fatto che, in Italia, il 70% delle case abbia più di 30 anni. Se osserviamo nel dettaglio l’epoca in cui sono stati costruiti gli edifici troviamo che il 9,4% della popolazione residente che vive in famiglia alloggia in abitazioni situate in edifici residenziali realizzati prima del 1919; il 7,9% in quelli edificati tra il 1919 e il 1945; il 13,2% in edifici costruiti tra 1946 e il 1960; il 38,8% tra il 1961 e il 1980; il 22,3% tra il 1981 e il 2000 e solo l’8,4% tra il 2001 e il 2011.
Distribuzione territoriale
Osservando le abitazioni nelle varie regioni italiane, troviamo che in Liguria più della metà dei residenti che vive in famiglia alloggia in edifici realizzati prima del 1960, ovvero in edifici che hanno più di mezzo secolo; subito a seguire troviamo la Toscana con una quota del 41,8%; il Molise con il 36,5%; il Trentino Alto Adige con il 36,32% e la Valle d’Aosta con il 35,5%. Al contrario, le regioni con la più alta incidenza, superiore al 10%, di persone che vivono in edifici realizzati dopo il 2000, quindi piuttosto nuovi, sono la Sardegna, l’Abruzzo, la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige e il Veneto. In tutte le aree, il boom edilizio si è verificato durante i vent’anni tra il 1961 e il 1980.
Abitazioni
L’Istat ha rilevato che nel 2011, in Italia, son state censite 31.208.161 abitazioni di cui il 77,3% occupate da residenti. La percentuale si alza notevolmente se osserviamo i sei maggiori Comuni italiani: a Napoli arriva a toccare il 96%; a Milano il 94%; a Torino il 91,7%, a Roma il 90,3%, a Genova l’89,3% e a Palermo l’85,4%. Nel totale dei sei Comuni italiani si concentra il 10,6% delle abitazioni e il 12,5% di quelle occupate da persone residenti. Se confrontiamo i dati con quelle emerse dal censimento del 2001, le abitazioni sono complessivamente aumentate del 14,3%. Le regioni che hanno visto i più significativi incrementi sono l’Umbria con il 20,9% di abitazioni in più; il Veneto con un +19,3%, le Marche con il +19,1% e l’Emilia Romagna con un aumento del 18,8%. Nei grandi Comuni italiani, invece, l’aumento di abitazioni è ridimensionato rispetto a quello a livello nazionale, il più ingente si è registrato a Roma con +9,4%; seguita da Palermo con +6%; Torino con +5,1%; Genova e Milano che hanno registrato un aumento dell’1,6% e Napoli dove addirittura si è registrata una lieve diminuzione delle abitazioni dello 0,1%.
Abitazioni occupate da residenti
Le abitazioni occupate da persone residenti, rispetto al censimento del 2001, sono aumentate complessivamente dell’11,5% e a livello regionale l’aumento maggiore si è registrato nel Lazio con un +16,2%; in Umbria con il +15%; in Trentino Alto Adige con il +14,9%; in Veneto con un aumento del 14,6% e in Sardegna con un +14%, mentre in Liguria si sono registrati i valori più bassi. Può risultare interessante osservare la situazione del Lazio, che è la regione che ha registrato un aumento complessivo delle abitazioni inferiore rispetto a quello degli alloggi occupati da residenti e, infatti, è quella che ha fatto registrare l’aumento minore di abitazioni non occupate da persone residenti, solo il 3,9%. Roma è l’unica grande città il cui valore supera quello medio nazionale, con un aumento dell’11,9%; mentre a Torino è stato del 4,9%; a Palermo del 4,8%; a Milano del 3,6%; a Napoli del 3,3% e a Genova dell’1,6%. Nell’ultimo decennio intercorso tra i due censimenti, le abitazioni non occupate da persone residenti, in sostanza le seconde case, sono aumentate in maniera significativa del 25,4%.
Proprietà o affitto
Dai dati emerge che il 71,9% delle famiglie italiane vive nell’abitazione di proprietà, il 18% in case in affitto, mentre il rimanente 10% vive in soluzioni abitative differenti da proprietà o affitto. La percentuale più alta di famiglie in affitto si registra in Campania con il 24,4% e in Valle d’Aosta con il 22,5%. Rispetto alla media nazionale, in tutte le grandi città la quota di famiglie che risiedono in case di proprietà è inferiore e a Napoli si registra la percentuale più alta di nuclei famigliari che vivono in case in affitto, il 37,7%; seguita da Milano con il 29,1%; Palermo con il 28,9%; Torino con 28,1%; Genova con il 21,9% e Roma con il 20,3%.
Superficie
In base all’ultimo censimento del 2011, le abitazioni italiane occupate dai residenti presentano una superficie media di 99,3 mq. A livello delle macrozone, troviamo le abitazioni più grandi nel Nord- Est del Paese dove la superficie media sale a 105,2 mq. e nelle isole a 100,9 mq. Si scende sotto la media nel Nord-Ovest con 95,8 mq. e al centro con 97,3 mq. Ad eccezione di Palermo, nelle restanti cinque città con più residenti la superficie media delle abitazioni è inferiore alla media nazionale.
Osservando l’ampiezza delle soluzioni abitative occupate da residenti in Italia, il 13,4% ha una superficie inferiore a 60 mq., il 20,7% tra i 60 e i 79 mq., il 25,2% tra gli 80 e i 99 mq., il 17,4% tra i 100 e i 119 mq., il 12% tra i 120 e i 149 mq. e il rimanente 11,3% da 150 mq. in su. La più alta percentuale di case con metratura al di sotto degli 80 mq. si trova nel Nord-Ovest del Paese, la maggior percentuale di abitazioni superiori ai 149 mq. si trova invece nel Nord-Est, al centro superano la media le abitazioni tra 60 e 79 mq., al sud quelle tra 80 e 149 mq. mentre nelle isole le case tra 100 e 149 mq.
Edifici residenziali
In Italia sono stati censiti 12.187.698 edifici residenziali con maggiore concentrazione in Lombardia, il 12,2% e in Sicilia, l’11,7%. La minore concentrazione invece si registra in Valle d’Aosta, lo 0,4%, in Molise, lo 0,9% e in Basilicata, l’1,3%. La densità abitativa è più elevata nel Lazio, in Lombardia, in Campania e in Liguria; mentre quella più bassa si trova in Molise, in Valle d’Aosta, in Sardegna, in Abruzzo e in Sicilia.
Negli edifici residenziali si trovano in media 2,6 abitazioni ma a livello regionale troviamo una situazione molto disomogenea, passando dalle 4,1 unità abitative della Liguria all’1,8 della Sardegna. Osservando le macroaree del Paese al Nord-Ovest la media è di 3,1 abitazioni per edificio residenziale e al centro 2,9, superando la media nazionale; mentre si registrano valori inferiori al Sud con 2,3 e nelle isole con 2 abitazioni per edificio. Osservando la situazione nei Comuni maggiori, gli edifici residenziali hanno in media un numero di abitazioni molto elevato, con 15 a Milano; 12,4 a Torino; 10,4 a Genova; 9,2 a Roma; 8,9 a Napoli e a 6,2 a Palermo.
Distribuzione della popolazione
Il 34,4% dei residenti abita in fabbricati che contengono da 3 a 10 interni, il 30,1% in edifici con più di 10 interni, mentre il 18,8% risiede in edifici con un solo interno e il 16,6% in fabbricati con due interni.
Rispetto al valore medio nazionale, le aree con un’incidenza superiore di edifici con un solo interno sono le isole con il 26,6%, il Nord-Est con il 21,6% e il Sud con il 20,6%; al contrario al Nord-Ovest e al centro troviamo una più alta incidenza di persone che risiedono in edifici con più di 10 interni, rispettivamente il 38,8% e il 33,4%. A livello delle differenti Regioni troviamo una situazione eterogenea con una elevata concentrazione di persone residenti in edifici con un solo interno in Sardegna, Molise, Calabria, Veneto e Abruzzo; mentre l’incidenza maggiore di persone che vivono in fabbricati con due interni si registra in Umbria e Veneto; maggiore incidenza per la categoria dai 3 ai 10 interni si registra in Trentino Alto Adige e nelle Marche, mentre Liguria, Lazio e Piemonte si distinguono per l’elevata incidenza di fabbricati con più di 10 interni.
Impianto di riscaldamento
L’8,6% delle abitazioni italiane occupate da residenti non è provvista di impianto di riscaldamento, fenomeno strettamente correlato alla posizione geografica. Infatti nel Nord-Est sono l’1%, nel Nord-Ovest sono l’1,4%, al centro il 2,8%, mentre i valori salgono al Sud dono sono 16,4% e nelle isole dove si tocca il 36,5%. Osservando le sei maggiori città troviamo che a Milano l’1,3% delle abitazioni occupate da residenti sono sprovviste di impianto di riscaldamento, a Roma sono il 2,5%, a Genova il 2,7% e a Torino il 4,3%.
Osservando le varie tipologie di impianto di riscaldamento, il 65,1% delle abitazioni occupate da persone residenti hanno un impianto di riscaldamento autonomo; il 20,2% un impianto di riscaldamento centralizzato, il 13,5% apparecchi singoli fissi che riscaldano alcune parti della casa e l’8,9% hanno apparecchi singoli fissi che riscaldano tutta la casa o la maggior parte. La maggior incidenza di impianti autonomi si trova nel Nord-Est e al centro, l’impianto centralizzato va per la maggiore nel Nord-Ovest; mentre nelle isole e al Sud sono predominanti gli apparecchi singoli fissi. Nelle grandi città del Nord e del centri è molto alta l’incidenza di impianti centralizzati utilizzati da più abitazioni.