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Ecologia & Risparmio

CONSUMO DI SUOLO: OLTRE IL 56% DEL TERRITORIO ITALIANO È COMPROMESSO

Oltre metà della Penisola è stata trasformata irrimediabilmente, ma non solo l’impatto ambientale: questo consumo spregiudicato costa agli italiani oltre 800 milioni di euro l’anno.

Lo scorso 13 Luglio si è svolto a Roma, presso la Casa dell’Architettura, il convegno #SoilDay 2016 – Una giornata per il Suolo, dedicato proprio al rapporto tra territorio e costruito, con l’obiettivo di rivalorizzare il suolo stesso. Per l’occasione è stato anche presentato il “Rapporto 2016 sul consumo di suolo in Italia”, a cura di ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ma i dati che il rapporto porta con sé sono decisamente preoccupanti: oltre il 50% del territorio nazionale, per la precisione il 56%, risulta compromesso e i costi per fronteggiarne la trasformazione superano gli 800 milioni di euro l’anno.

Del consumo di suolo vi avevamo già parlato – in questo articolo – circa gli spaventosi dati registrati nel triennio 2012-2015 e di come il Governo si stesse muovendo per arginare il problema: allora il costruito fagocitava 7 metri quadrati di terreno ogni secondo, nel 2016 la situazione è migliorata, ma non abbastanza, infatti, in Italia, si continua a perdere 4 metri quadrati di terreno al secondo. Oltre all’inqualificabile impatto ambientale, questo consumo di suolo potrebbe costare agli italiano oltre 800 milioni di euro all’anno, fondi necessari a fronteggiare le conseguenze di questo processo. Vediamo nel dettaglio il triste quadro che ISPRA ha portato alla luce.

Il consumo di suolo italiano.

Il rapporto dell’ISPRA mette in evidenza come, nonostante la crisi, L’Italia stia continuando, inesorabilmente, a consumare ulteriore nuovo suolo, anche se, come detto, ad una velocità minore nel 2016, 4 metri quadrati al secondo, ovvero circa 35 ettari al giorno. Nel periodo più critico degli ultimi, che è anche il più vicino all’oggi, ovvero il famigerato triennio 2012-2015, il territorio italiano sigillato ed irrecuperabile è aumentato dello 0,7%, invadendo anche aree teoricamente più protette o più impensabili, il terreno rosicchiato intacca la superficie di: fiumi e laghi +0,5%, coste +0,3%, aree protette +0,3%, ma non solo, il costruito non risparmia neanche zone a pericolosità sismica +0,8%, rischio frana +0,3% o idraulico +0,6%, aumentando, di fatto, il grado di pericolosità delle zone stesse.

Ovviamente bisogna anche tener conto che una copertura artificiale non deteriora solo il terreno che va direttamente a coinvolgere, ma produce impatti notevoli anche su quelle porzioni di suolo circostanti: gli effetti, che spesso si traducono in perdite di parti delle funzioni fondamentali di un terreno, si ripercuotono radialmente fino a 100 metri di distanza dal sito trasformato, compromettendo, in questo modo, oltre la metà, il famoso 56% citato in precedenza, del territorio del “Bel Paese”.

Nel 2015 sono tre le Regioni Italiane che hanno superato il 10% di suolo consumato e che risultano, dunque, le prime in questa speciale classifica dei meno virtuosi: sono Lombardia, Veneto e Campania. L’Emilia Romagna, purtroppo è nelle prime posizioni della fascia appena inferiore, ovvero quella delle Regioni che hanno una percentuale di suolo non recuperabile compresa tra il 7 e il 10%.

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I costi del consumo di suolo.

Sempre rifacendoci al rapporto dell’ISPRA siamo in grado di dare dettaglio delle singole voci che compongono questo salatissimo conto: in primo luogo va detto che, tra 2012 e 2015, la semplice trasformazione forzata di ogni ettaro di terreno consumato costa, in media, all’incirca 55 mila euro all’anno. Ma il prezzo reale di ogni ettaro trasformato varia a seconda del servizio ecosistemico che il suolo non può più fornire, i dati si riferiscono al costo, stimato, per l’intero anno 2016:

  • La perdita di produzione agricola ci costerà circa 400 milioni di euro;
  • Lo stoccaggio del carbonio circa 150 milioni di euro;
  • La protezione dall’erosione, oltre 120 milioni di euro;
  • I danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua quasi 100 milioni di euro;
  • L’assenza di impollinatori costerà alle tasche degli italiani quasi 3 milioni di euro;
  • Infine per la regolazione del microclima urbano, tenendo presente che gli studi di settore indicano che ad un aumento di 20 ettari per kilometro quadrato di suolo consumato, corrisponde un aumento di 0,6°C della temperatura superficiale, è stato stimato un costo che si aggira intorno ai 10 milioni di euro all’anno.

Dunque solo per queste 6 voci, e ce ne sarebbero tante altre “minori” da citare, siamo ad una spesa annua di circa 780 milioni di euro all’anno.

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