Tutti conoscono l’importanza di funghi, alghe, batteri e altri microorganismi responsabili dei processi di rapida decomposizione di materiale organico privo di vita e della sua suddivisione in componenti in grado di ridare origine al ciclo vitale, ma quando ad essere invasi sono gli ambienti della nostra vita quotidiana, funghi e muffe non ci sembrano più tanto “indispensabili”. Anzi ormai è risaputo che vivere in ambienti con pareti esterne ed interne infestate da questi microorganismi provoca seri danni per la salute, sia dell’uomo sia dell’edificio stesso che subisce notevoli effetti di degrado.
Il paradosso è rappresentato dal fatto che a dispetto della continua richiesta di una migliore qualità delle abitazioni, in questi anni la presenza di muffe e alghe negli edifici è aumentata e la causa principale è proprio la fortissima richiesta di contenimento dei consumi energetici per andare verso gli Edifici a Energia Quasi Zero. Questa spinta ha causato un forte peggioramento delle condizioni indoor e delle condizioni di esercizio delle finiture esterne, favorendo il proliferare di microorganismi.
Lo sviluppo e la proliferazione della muffa, così come di altri organismi di origine biologica, nell’ambiente domestico richiede elevata umidità combinata con una sufficiente capacità nutrizionale del substrato: in particolare ai fughi delle muffe serve ossigeno, temperatura compresa tra 22 °C e 35 °C, umidità relativa interna compresa tra il 71% e il 94%, adeguato supporto di sostanze nutritive. Altri fattori che influenzano il proliferare di questi microorganismi sono il pH e la ruvidità del substrato, la luce, le interazioni biotiche tra diverse colture, il tempo di esposizione, la velocità dell’aria interna.
Proprio perchè la proliferazione delle muffe negli ambienti interni è determinata da più fattori, livello critico di UR e temperatura interna, specifica proprietà del materiale a trattenere l’acqua e capacità di essere substrato nutritizio, per contrastare lo sviluppo di muffe è necessario agire su più fronti. Le condizioni climatiche interne degli ambienti dovrebbe essere controllate evitando oscillazioni di temperatura e UR% che favoriscono l’innalzamento dei contenuti d’acqua delle superfici. Si dovrebbe optare per finiture e rivestimenti poveri di carbonio, basici e con poca capacità d’assorbimento. Nel caso in cui si decida di ricorrere a sostanze biocide è necessario tenere in considerazione che la loro efficacia è di circa 3-4 anni, dopodiché il problema della muffa si ripresenterà.
Per quanto riguarda le alghe invece, queste si formano in relazione alla temperatura del substrato, alla disponibilità di acqua sulla superficie e della capacità del supporto di rendere immediatamente disponibile l’acqua. Per contrastare lo sviluppo di questi particolari microorganismi in genere si utilizzano particolari pitture che contengono sostanze biocide, ma dato che per la formazione di alghe la disponibilità di acqua è un fattore indispensabile, è necessario ridurre la capacità di assorbimento della superficie ed evitare materiali rugosi che aumentano la permanenza di acqua sulla superficie. Inoltre i sistemi di finitura esterna devono avere uno spessore sufficiente ad evitare effetti undercooling della superficie che a loro volta causano condensazione sulle superfici esterne.
Tutte queste accortezze sicuramente contribuiscono a risolvere o ridurre il problema di muffe e alghe che vanno a danneggiare la qualità dell’aria dei nostri ambienti quotidiani, ma dato che gli edifici vanno verso livelli sempre maggiori di isolamento, gli operatori del settore dovranno studiare sistemi di finitura esterna degli edifici capaci di minimizzare questi potenziali effetti negativi.