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Ecologia & Risparmio

NUOVI INCENTIVI PER L’ECOLOGIA: SI DA SPAZIO A NUOVE FONTI RINNOVABILI

Il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente e delle Politiche Agricole propongono un nuovo decreto che fornisca incentivi per una produzione di energia elettrica di provenienza non fotovoltaica.

Per il momento, il decreto è soltanto una bozza in attesa di approvazione da parte del Governo, ma il testo è già stato inviato alle Regioni e agli enti locali per avere un parere durante la riunione tecnica della Conferenza Unificata che si terrà il 7 ottobre.

Il DM fissa le seguenti misure:

Il tetto massimo di incentivazione è di 5,8 miliardi l’anno che dovrà essere sottoposto al parere dell’*Autorità per l’energia* e della Conferenza Stato-Regioni;

Doppio limite temporale, ponendo allo stesso tempo anche il tetto massimo di risorse a disposizione: cioè, il decreto cesserà di avere effetto trenta giorni dopo il raggiungimento della cifra a disposizione, o comunque entro il 31 dicembre 2016.

Come si accede agli incentivi? Attraverso le aste e i registri.

Per quanto riguarda le aste, i contingenti di potenza verranno ripartiti in 800 MW per l’eolico onshore,30 MW per l’eolico offshore, 20 MW per la geotermia, 110 MW per il solare termodinamico.

Sempre riguardo alle aste, saranno escluse, oltre alle offerte di riduzione inferiori al 2% della base d’asta, anche quelle superiori al 40%.

Per ciò che riguarda i registri, poi, i contingenti di potenza saranno di 60 MW per l’eolico a terra, 80 MW per l’idroelettrico, 30 MW per la geotermia, 90 MW per le biomasse, 6 MW per gli impianti a moto ondoso, 10 MW per il solare termodinamico, 120,5 MW per gli ex zuccherifici.

Chi non può usufruire di questi incentivi?

Saltano gli incentivi per gli impianti eolici offshore sopra i 5mila kW (ipotizzati in 176 euro/MWh), per gli impianti oceanici (che sfruttano le maree e il moto ondoso) sopra i 5mila kW (194 euro/MWh) e alcuni impianti a biomasse e biogas.

Un appunto prima di proseguire…

Cos’è una biomassa?
Con il termine biomassa si indica, solitamente, un insieme di organismi animali o vegetali presenti in una certa quantità in un dato ambiente, come quello acquatico o terrestre.
Quindi, una centrale a biomasse non è altro che una centrale elettrica che sfrutta l’energia rinnovabile che si ricava da questi insiemi di organismi estraendola attraverso diverse tecniche, quali: combustione diretta, pirolisi (processo di decomposizione termochimica di materiali organici), estrazione di gas di sintesi.

Cos’è un biogas?
Si tratta di una miscela di vari tipi di gas, composti principalmente da metano, prodotti dalla fermentazione batterica in anaerobiosi (cioè, in assenza di ossigeno) dei residui organici proveniente da residui vegetali o animali (spazzatura).
Quindi, una centrale a biogas sfrutta l’energia ricavata dalla combustione della spazzatura, che contiene prevalentemente materiali organici, trasformandola in risorsa utile per produrre energia elettrica e/o calore.

Dicevamo…

Una delle novità fondamentali del provvedimento sta nella modifica della modalità di calcolo rispetto al vecchio decreto emanato nel 2012.

Con il vecchio decreto, la spesa che veniva calcolata conteneva sia la spesa già maturata, relativa agli impianti in esercizio, che la spesa presunta, relativa agli impianti ammessi agli incentivi ma non ancora in funzione.
Con il nuovo decreto, invece, per gli impianti non ancora in uso si misurerà la spesa presumibilmente effettiva, attribuendo ad essi una data di entrata in esercizio. Con tale modalità, l’ammontare dell’incentivo non viene attribuito subito ma distribuito nel tempo, dando modo ai vecchi impianti, prossimi al termine del periodo di incentivazione, di uscire dagli incentivi e di far calare la spesa, permettendo l’entrata di nuovi impianti.

Questo decreto è stato tanto atteso quanto polemizzato da parte degli operatori del settore, che hanno lavorato per quasi un anno senza riferimenti normativi per il presente e per il futuro.
Ciò che si auspica è che il Governo Renzi intervenga al più presto nell’approvazione di tale decreto, per poterlo mettere sotto esame dell’Ue ed entrare in vigore entro fine 2015.

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