La causa maggiore di questo problema sembra sia il riscaldamento delle abitazioni, usato troppo e in maniera errata, unito allo smog causato dalle troppe macchine. Il Ministero dell’Ambiente, le Regioni e i Comuni hanno, quindi, attivato misure urgenti per far fronte all’emergenza smog messe per iscritto nel Protocollo d’Intesa firmato nei giorni scorsi. Quali sono? Diminuzione di 2 gradi delle temperature massime di riscaldamento negli edifici pubblici e privati, limitazione dell’utilizzo della biomassa per uso civile laddove sono presenti sistemi alternativi di riscaldamento, calo di 20 km/h dei limiti di velocità delle auto nelle aree urbane e bus gratis.
Per le iniziative dei Comuni sul trasporto pubblico locale e la mobilità condivisa è stato stabilito un fondo da 12 milioni di euro.
Verrà istituito un Comitato di Coordinamento Ambientale, ovvero una task force tra i sindaci delle città metropolitane e i presidenti di regione, presieduta dal Ministro dell’Ambiente Galletti, che definirà provvedimenti vincolanti riguardanti:
- il controllo e la riduzione delle emissioni degli impianti di riscaldamento delle grandi utenze;
- il passaggio a un trasporto pubblico a basse emissioni, rinfrescando il parco mezzi;
- la realizzazione di una rete di ricarica elettrica efficiente;
- il miglioramento delle infrastrutture del trasporto pubblico locale e il sostegno finanziario per l’utenza del trasporto pubblico;
- incentivi per la realizzazione di un maggior numero di aree verdi pubbliche;
- incentivi di ottimizzazione delle prestazioni energetiche degli impianti sportivi pubblici e di altri edifici statali;
- riduzione di somministrazione di fertilizzanti azotati in agricoltura;
- studio di nuovi possibili incentivi per la rottamazione delle auto inquinanti.
Le misure d’emergenza messe in pratica dallo Stato, però, potrebbero non bastare da sole.
Come abbiamo già detto, l’inquinamento è una problematica seria e più che concreta ormai, specie in Emilia-Romagna, e riguardo alla quale, volenti o nolenti, dobbiamo fare qualcosa.
Ma cosa può fare l’italiano medio, nel suo piccolo, per contribuire alla campagna anti-inquinamento?
Certamente preferire la bicicletta alla macchina per circolare,laddove è possibile, è un inizio. Ma non è finita qui… Produrre energia pulita, e abbattere di conseguenza i consumi, è più semplice di quanto si pensi, basta solo un po’ d’impegno.
Innanzitutto, è di fondamentale importanza saper regolare il termostato. Impostare la temperatura al minimo necessario è il primo passo per diminuire i costi del riscaldamento ed evitare inutili sprechi di energia, ma senza rinunciare al confort di un ambiente caldo.
Durante le ore in cui la casa rimane vuota, le opzioni per evitare sprechi sono due:
- tenere acceso il riscaldamento al minimo;
- spegnere la caldaia e programmarne l’accensione un’ora prima del nostro rientro a casa;
- tenere acceso il riscaldamento durante le ore diurne e spegnerlo di notte.
Non è detto, però, che questi metodi funzionino per tutti: è bene scegliere l’opzione più adatta alle nostre esigenze, a seconda delle caratteristiche della propria abitazione.
Una volta riscaldato l’ambiente, dobbiamo assicurarci il mantenimento della temperatura. Una casa ben isolata sia nel tetto che nel sottotetto che negli infissi aiuta la minor dispersione possibile di calore.
I doppi vetri, per esempio, sono un utile soluzione per evitare gli spifferi; aggiunti su degli infissi di legno ben fatti sono ancora più isolanti e il calore non si disperderà.
È necessario anche verificare che i caloriferi funzionino a dovere e valutare se sia il caso di installare delle valvole termostatiche, utili per il regolamento diretto della temperatura a seconda dei propri bisogni.
Un altro metodo di isolamento termico è l’installazione di un cappotto isolante: è una tecnica per la coibentazione termica e acustica delle pareti di un edificio, e può essere applicato sia internamente che esternamente.
- il rivestimento a cappotto isolante esterno non ha limite allo spessore dei pannelli isolanti poiché non toglie spazio utile alle abitazioni. Lavorando all’esterno si può definire lo spessore adatto al materiale scelto, puntando agli obiettivi energetici da raggiungere;
- il rivestimento a cappotto isolante interno è il sistema meno utilizzato poiché, come già detto, toglie spazio dagli ambienti interni (si parla di 0,5 cm per le versioni solo con isolante, e di spessore fra 3,3 cm e 11,3 cm per i pannelli in cartongesso con diversi tipi di isolamento). Tuttavia, presenta molti vantaggi che il cappotto esterno non possiede: un costo minore, una posa meno laboriosa, ma soprattutto la possibilità di applicarlo ad una sola unità abitativa.
I pannelli isolanti non devono essere necessariamente di origine naturale se messi all’esterno. La scelta di materiali, infatti, offre un’ampia gamma di possibilità: EPS, lana minerale, fibra di legno, sughero, schiume minerali, l’XPS. Ogni materiale ha le proprie regole di assemblaggio e posa.
Sostituire la propria caldaia è un’altra opzione. Le caldaie a condensazione sono in commercio da diversi anni, ma dal 26 settembre sono le uniche ad essere immesse sul mercato.
La tecnologia della condensazione mira ad ottenere un rendimento termodinamico superiore al 90% (potere calorifero inferiore) del combustibile utilizzato anziché sul potere calorifero superiore alla potenza nominale grazie al recupero del calore latente di condensazione del vapore acqueo contenuto nei fumi della combustione, altrimenti disperso. Inoltre, vi è una conseguente riduzione delle emissioni di Nox e CO2.
Questo permette notevoli risparmi nei consumi e un taglio delle spese per il gas fino al 60%.
Vecchio, eppure sempre attuale è l’impianto fotovoltaico per uso domestico, considerato ormai una prassi comune.
Affinché l’impianto venga installato vanno valutati: il contesto urbanistico e ambientale che caratterizza l’abitazione, l’ubicazione della stessa (zona residenziale, rurale o centro storico) e gli eventuali vincoli ai quali è ancorata.
Ad oggi, l’impianto fotovoltaico può essere realizzato per uso del singolo condomino quanto per il condominio stesso, a patto che sia installato sul lastrico solare, su ogni altra superficie comune idonea e sulle parti di proprietà del condomino, previa comunicazione all’amministratore specificando contenuto e modalità d’esecuzione, o eventuali modifiche sulle parti comuni.
È, inoltre, necessaria l’approvazione dell’assemblea condominiale con il voto positivo del 50% degli intervenuti. Tale assemblea può decidere di ripartire l’uso delle parti comuni in fette uguali tra i condomini anche per l’installazione del fv per la singola unità immobiliare, ogni condomino poi deve consentire l’accesso per poter eseguire i lavori.
Non necessitano di autorizzazione, invece, gli impianti che sono installati nelle singole unità abitative.
Ovviamente, installare un impianto fv ha non solo un costo iniziale ma anche costi di manutenzione, pulizia e assicurazione di cui tenere conto.
Il prezzo iniziale è variabile in base alla scelta dei pannelli fotovoltaici, ma volendo fare una stima generale per un impianto destinato ad una casa standard di 100 mq il costo è di circa 3mila euro per kW installato. Ciò significa che per un impianto fotovoltaico da 3kW/h il prezzo ammonta a 9mila euro.
Per un impianto di grandi dimensioni, invece, il prezzo è intorno ai 5mila euro per kW installato.
A questi costi vanno aggiunti: il prezzo del tipo di pannello scelto, il prezzo di installazione delle strutture di supporto del pannello fotovoltaico, la fase di progettazione direttamente collegata all’accessibilità al luogo di installazione, e gli interventi murari per tale installazione.
Non spaventatevi, è senz’altro una spesa di un certo peso, ma è un investimento che nel passare degli anni porta un grosso recupero in bolletta.
Infine, per chi fosse intenzionato ad acquistare una casa in costruzione, è bene sapere qualcosa sui mattoni isolanti. Sono in grado di ridurre lo spreco energetico delle abitazioni grazie ad una innovativa capacità di conservare il calore interno.
Sono una creazione di due architetti colombiani che hanno progettato questi nuove mattoni creando al loro interno un “nucleo semi-vuoto” che favorirebbe tanto l’isolamento termico quanto la ventilazione e ridurrebbe l’inquinamento acustico.
Certo, ricorrendo a questi mattoni occorrerebbe più tempo per riscaldare la casa, ma i tempi di raffreddamento sarebbero di gran lunga maggiori.
In sostanza, di modi per contribuire al minor spreco possibile di energia tossica ce ne sono, c’è solo da metterli in pratica.