Dall’Osservatorio congiunturale dell’Ance, associazione nazionale costruttori edili, è emerso, nei primi tre mesi del 2014, un aumento del 4,1% delle compravendite immobiliari rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Allo stesso tempo però, l’Ance denuncia la stangata che si è abbattuta sulla casa negli ultimi tre anni, con una aumento delle tasse sugli immobili del 200%.
Se nel 2011 il gettito ici si aggirava attorno ai 9 miliardi di euro, “A distanza di 3 anni, nel 2014, si è arrivati a un prelievo Imu+Tasi stimato in circa 25 miliardi di euro. Il carico impositivo è pesante per tutte le tipologie di immobili: sulla prima casa l’introduzione della Tasi ha ripristinato una patrimoniale che, seppur ad aliquote inferiori rispetto all’Imu, non garantisce una riduzione del prelievo. Sulle seconde case sfitte è aumentato il prelievo con la reintroduzione dell’Irpef già dal 2013 in aggiunta ad Imu e Tasi. Sull’invenduto delle imprese edili è stata reintrodotta una patrimoniale speculare (Tasi) con il paradosso che, pur essendo una tassa sui servizi, incide su immobili che non usufruiscono di nessun servizio. Infine, per le aree destinate all’edificazione per la successiva vendita si registra una perfetta duplicazione del prelievo (Imu+Tasi)”.
Dall’analisi del mercato delle nuove costruzioni emerge un crollo del 58,1% dal 2008 ad oggi, con un calo del 9,2% solamente nel 2014. Nel 2013 si sono contati solamente 58.000 permessi di costruire nuove abitazioni o di ampliare costruzioni esistenti, dati in linea con quelli registrati nel lontano 1936.
Se dai primi tre mesi del 2010 ai primi tre mesi del 2014, troviamo una diminuzione del 9,9% del prezzo delle case, scorporando il dato generale troviamo che il costo delle abitazioni esistenti è calato del 14,7%, mentre quello delle nuove costruzioni residenziali è aumentato dell’1,7%.
A testimoniare la crisi dell’industria delle costruzioni, un triste bollettino che conta 14.200 fallimenti dal 2009 ad oggi, con una diminuzione delle imprese del 9,1%. Solamente dal 2013 al 2014 i fallimenti sono aumentati del 6,3% e a peggiorare la situazione si aggiunge il problema dei mancati pagamenti, infatti ammonta ad 11 miliardi di euro la somma che la Pubblica Amministrazione deve ancora pagare alle imprese di costruzione. Dal 2007 ad oggi il settore che ruota attorno alla casa ha perso circa 800.000 posti di lavoro, circa 522.000 solamente nell’industria delle costruzioni, che ha registrato un -25,9% dei suoi occupati.
Il presidente dell’associazione dei costruttori, Paolo Buzzetti, lancia l’ennesimo allarme al Governo per risollevare il settore, “Se non si sbloccano risorse per 5 miliardi aggiuntivi da qui al 2015, previsti dallo Sblocca Italia si rischia un ulteriore calo degli investimenti del 2,4%”. La situazione viene poi peggiorata dal fatto che le risorse disponibili non vengono effettivamente utilizzate: al momento sono in stallo 3,8 miliardi destinati alla riqualificazione scolastica, 1,6 miliardi per combattere il rischio idrogeologico e 1-2 miliardi destinati ad interventi bloccati e rimasti incompiuti. Inoltre dei fondi europei, fondi strutturali e fondo sviluppo e coesione 2007-2013, restano ancora 50 miliardi da spendere.
Dal 2007 ad oggi, si assiste ad un calo del 58,1% dell’edilizia residenziale, una diminuzione del 36,3% dell’edilizia privata non abitativa e un calo del 48% nel settore delle opere pubbliche, che hanno portato, secondo le stime dell’Ance, ad una perdita di 58,8 miliardi di investimenti, tornando ai livelli del 1967. Alla flessione del 6,9% registrata nel 2013,nel 2014 si aggiungerà un ulteriore calo del 2,5%, raggiungendo solo 126.489 milioni di euro di investimenti nel settore delle costruzioni.
Per evitare un’ulteriore flessione del 2,4%, prevista dall’associazione nel 2015, è necessario intervenire subito. Come sottolinea l’Ance “si potrebbe avere una crescita del 2,3% se solo si mettessero in campo 5 miliardi attraverso investimenti in opere pubbliche e la proroga del potenziamento degli incentivi fiscali (55% e 65%) sulla ristrutturazione edilizia che l’anno scorso ha generato un giro d’affari di 22,9 miliardi di euro e di 8,2 miliardi nei primi quattro mesi di quest’anno”. Si tratterebbe di una misura fondamentale per la ripresa economica, dato che gli incentivi fiscali su ristrutturazioni e riqualificazione energetica ha generato in sette anni un aumento del 20% della riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare residenziale.