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Edilizia

CERVIA DICE NO AL TERZO GRATTACIELO

Il boom delle costruzioni sul lungomare romagnolo ha modificato inesorabilmente 82 km di linea costiera, vale a dire il 59% del litorale. Cervia tenta di arrestare l’avanzata del cemento che solo negli ultimi 23 anni ha cancellato 7 km di costa.

Le bellezze naturali del litorale romagnolo sono in pericolo a causa dell’inarrestabile avanzata di costruzioni edili, ed è per questo che Legambiente lancia la proposta di arrestare l’espansione del cemento fissando un vincolo di inedificabilità assoluta per tutti i tratti di costa di almeno un chilometro dal mare ancora liberi dagli edifici.

La campagna di Legambiente Goletta Verde, che si pone come obiettivo la difesa del mare e delle coste italiane, ha presentato il dossier “Il consumo del suolo nelle aree costiere italiane. La costa emiliano-romagnola, da Gorino a Cattolica: l’aggressione del cemento ed i cambiamenti del paesaggio.” L’incontro si è svolto a Porto Garibaldi e ha visto la partecipazione del presidente di Legambiente Emilia-Romagna Lorenzo Frattini, della portavoce di Goletta Verde Katiuscia Eroe, del presidente del Parco del Po Massimo Medri e del sindaco di Comacchio Marco Fabbri.

I dati emersi dall’analisi della costa emiliano-romagnola sono a dir poco preoccupanti, su 141 km di costa 82 km sono stati trasformati a usi urbani, infrastrutture portuali e industriali. Per la precisione 30 km di costa sono caratterizzati da un’urbanizzazione di alta densità, mentre 39 km sono occupati da meno edifici con carattere più rurale, infine 13 km sono occupati da infrastrutture portuali e industriali. Solamente 42 km di costa mantengono le loro caratteristiche naturali di paesaggi costieri completamente liberi dall’edificato, mentre i paesaggi agricoli della costa si sono ridotti a 17 km.

Nello studio di Legambiente la situazione costiera attuale è stata confrontata con foto satellitari del 1988, mettendo in evidenza l’allarmante scomparsa di 7000 metri di costa a causa dell’urbanizzazione e del turismo. Oggi la costa a nord dell’Emilia Romagna, nel ravennate e nel ferrarese, presenta ancora ambiti naturali di pregio, mentre a sud si presenta come una distesa interminabile di palazzi, alberghi, seconde case e stabilimenti balneari.

A peggiorare la situazione attuale è il continuo progredire delle nuove costruzioni anche in aree agricole interessate dall’avanzamento del mare. I processi di saldatura delle città costiere stanno cancellando irrimediabilmente l’identità e la bellezza del territorio e dei paesaggi agricoli, minacciati dallo spesso strato di cemento che li separa dal mare. *
Purtroppo il Comune di Cervia continua a permettere ed incentivare le nuove costruzioni, come il terzo grattacielo che andrebbe a consumare ulteriormente il suolo con effetti dannosi irreversibili per il territorio.* Nonostante le due Bandiere Nere ricevute da Legambiente nel 2008 e nel 2012, la giunta comunale della rinomata località turistica non cambia la sua politica di speculazione edilizia, che non tiene conto delle problematiche ambientali che interessano la zona, come subsidenza, cuneo salino ed ingressione marina.

Come sottolinea Katiuscia Eroe, portavoce della Goletta Verde, “i paesaggi costieri cono un patrimonio che l’Emilia-Romagna deve portare nel futuro, cambiando attenzioni e politiche nei confronti di una risorsa a rischio. Oggi cambiare non solo è possibile ma anche urgente e per riuscirci occorre avere il coraggio e la lungimiranza di fissare un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere attualmente non sfruttate per almeno un chilometro dal mare, attraverso l’approvazione di un piano paesaggistico che intervenga anche sui piani regolatori vigenti per stralciarne le previsioni edificatorie. In parallelo, inoltre, occorre definire una seria politica di riqualificazione di un patrimonio edilizio spesso costruito con ottica speculativa, senza qualità e futuro. Ragionare in questo è la condizione necessaria per valorizzare le potenzialità turistiche, a cominciare dalla riqualificazione statica, energetica e ambientale il settore edile esistente”.

La speculazione edilizia va ad aggravare anche altri rischi che minacciano la costa, incendi, subsidenza, abbassamento del livello del suolo aggravato dall’estrazione d’acqua e di idrocarburi e dal mancato apporto di sabbia dai fiumi, con effetti a catena che generano mareggiate sempre più forti e innalzamento del livello salino della falda che causa vere e proprie morie dei pini. Purtroppo “l’aggressione del cemento non sembra però arrestarsi nonostante la crisi dell’invenduto e i fallimenti l’abbiano rallentata” dichiara Lorenzo Frattini, “occorre tirare subito il freno a mano bloccando le nuove espansioni e lavorare sulla riqualificazione dell’esistente”. Sono molte le strutture fatiscenti che meritano di essere recuperate, salvando allo stesso tempo le splendide pinete e la qualità dei paesaggi.

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