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Edilizia

CONSUMO DI SUOLO: OBIETTIVO ZERO ENTRO IL 2050

La Camera ha approvato la Legge di Contenimento del consumo di suolo contro la cementificazione, che in Italia “mangiava” 7 metri quadrati di suolo al secondo.

Dopo ben quattro anni di lavoro e consultazioni vede la luce la Legge in materia di Contenimento del consumo di suolo, che è stata approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 12 Maggio, ed è ora in attesa del sì del Senato, per divenire finalmente operativa.

La situazione italiana.

I dati sul consumo di suolo in Italia negli ultimi anni sono sconcertanti: secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA, l’Istituto Superiore di Ricerca Ambientale, sono 80 mila gli ettari di terra fertile consumati dal 2012 ad oggi, appunto il periodo di gestazione della legge in esame, in pratica 7 metri quadrati persi al secondo. I dati allarmanti riportati dall’ISPRA dimostrano che il nostro Paese ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, nonostante le caratteristiche orografiche del territorio e l’elevato rischio idrogeologico, la cementificazione incontrollata ha devastato evidentemente il territorio italiano: in particolare hanno subito decenni di barbarie, a favore di un edilizia senza freni, le periferie delle grandi città.

Nel dettaglio della Legge di Contenimento.

Tra gli obiettivi e i principi cardine del disegno di legge, da perseguire entro l’orizzonte temporale del 2050, troviamo:

  • L’ambizioso progetto di azzerare il consumo di suolo fertile;
  • Tutelare le aree agricole, le più soggette al processo di cementificazione;
  • Incentivare la rigenerazione urbana attraverso regimi fiscali di vantaggio;
  • Semplificare le procedure per gli interventi di riqualificazione;
  • Favorire l’efficienza energetica del costruito attraverso demolizioni e ricostruzioni.

Per realizzare l’obiettivo primario, ovvero quello di azzerare il consumo di suolo entro il 2050, si punta forte sulla rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità, che saranno, come detto, anche incentivate sul piano fiscale. La legge, infatti, introduce l’importante principio secondo cui i Comuni, nelle loro scelte di pianificazione, dovranno fornire un’adeguata motivazione rispetto a nuove scelte di espansione, dando priorità assoluta alla rigenerazione delle aree già urbanizzate.

È stata infine assegnata una delega specifica al Governo, che è da esercitare entro e non oltre i 9 mesi dall’entrata in vigore della legge stessa, per semplificare le procedure per gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate, e stabilire un regime di favore sugli oneri di urbanizzazione per gli interventi di ristrutturazione edilizia.

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Tutela delle aree agricole.

Con la nuova legge viene riconosciuto a tutti gli effetti il suolo fertile come bene comune e risorsa non rinnovabile, dunque si procederà in direzione della tutela assoluta dei terreni agricoli, come luoghi atti alla produzione di cibo.

Il provvedimento approvato stabilisce che per 5 anni i terreni che hanno beneficiato di finanziamenti pubblici legati alle politiche agricole comunitarie (PAC) e ai piani di sviluppo rurale (PSR) non potranno cambiare la destinazione d’uso.

Si introduce il concetto di compendio agricolo neorurale, come insediamento rurale agente nell’attività di recupero e riqualificazione, che viene dunque provvisto delle dotazioni urbanistiche ed ecologiche e delle nuove tecnologie di comunicazione e trasmissione dati, in modo da offrire nuovo sviluppo economico ed occupazionale. Regioni e Comuni, nell’ambito degli strumenti urbanistici di propria competenza, potranno prevedere la possibilità di qualificare gli insediamenti rurali come compendi agricoli neorurali, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico sostenibile del territorio.

Censimento delle aree dismesse.

Il provvedimento, riprendendo una proposta di Legambiente, prevede che i Comuni facciano un accurato censimento degli edifici sfitti, delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate, per creare un registro in cui sia ben messo in risalto il patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato, disponibile per il recupero o il riuso, in alternativa al consumo di suolo non edificato. In tal modo sarà più facile per le amministrazioni locali monitorare quanto avviene nel territorio. La norma, per incentivare a queste pratiche, istituisce anche un albo dei Comuni virtuosi, che acquisiscono priorità nell’accesso a finanziamenti pubblici per progetti di rigenerazione urbana, bonifica e di agricoltura in città.

Riqualificazione edilizia e qualità edilizia.

Allo scopo di favorire la sicurezza e l’efficienza energetica del patrimonio edilizio già esistente, per gli edifici residenziali con classe energetica più bassa, quindi E, F o G, inadeguati dal punto di vista sismico o del rischio idrogeologico, sarà consentita la demolizione e ricostruzione, all’interno della medesima proprietà, di un edificio di pari volumetria e superficie utile, che preveda prestazione energetica di classe A o superiore e un’occupazione e un’impermeabilizzazione del suolo pari o minore rispetto a quelle antecedenti la demolizione.

Ancora una volta, per incentivare questo tipo di interventi, si prevedono dei vantaggi fiscali: la demolizione e ricostruzione non sarà considerata intervento di nuova costruzione e pertanto sarà esonerata dal pagamento del contributo di costruzione, fatta salva la parte eccedente la volumetria esistente, qualora le norme urbanistiche vigenti consentano tale aumento. Questa possibilità però non sarà applicabile ai centri storici o nelle aree di particolare pregio storico artistico.

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