Nella progettazione di una nuova casa, il tetto rappresenta una parte fondamentale. Tuttavia, il gran numero di modelli, tipologie e materiali di cui esso si compone può mettere in seria difficoltà chi intende progettarne la costruzione. Il rischio è che una scelta sbagliata si possa ripercuotere poi sull’efficacia dell’installazione, sull’isolamento termico e sulla sicurezza generale della struttura.
Per quanto un
tetto
possa essere progettato per poter permettere un rapido accesso in caso di manutenzione, una particolare attenzione va sempre mantenuta per la sua funzione principale. Ossia, ovviamente, quella di offrire un riparo sicuro per le persone all’interno della struttura. Per evitare problemi in un secondo tempo, di seguito elenchiamo una lista completa dei tipi di tetto attualmente in circolazione, dei materiali più e meno diffusi, distinti per il loro uso a seconda delle zone in cui si trovi l’abitazione.
Tetto a due falde.
Di origine nord europea, il tetto a due falde è un modello molto diffuso e consigliato per le zone di montagna. Questo sebbene storicamente la sua presenza sia profondamente radicata anche in paesi del Mediterraneo come l’Italia, dove sfrutta la sua forma tradizionale per impedire accumuli di neve e favorire la defluizione dell’acqua, nei periodi freddi e umidi. La costruzione di tali tetti si trova soprattutto in specifiche zone di montagna dove le temperature e le precipitazioni sono più ostili.
Tetto a falda unica.
Una soluzione più moderna, sempre per abitazioni di montagna, è rappresentata dal tetto a falda unica, la cui struttura poggia su un’unica parete. Il principale vantaggio di questa tipologia è l’immediata disponibilità di una parete “extra”. La tenuta alla neve diventa inferiore, ma diversi sono i materiali utilizzabili per mantenere una forte resistenza agli agenti atmosferici.
Tra i materiali applicabili per questi tipi di soluzione figurano:
- Terracotta, adattabile a qualunque pendenza, sebbene di natura tenda ad assorbire l’umidità. Tra i modelli disponibili ricordiamo quelli alla romana, che necessitano di una pendenza minore per far defluire l’acqua; e quelli portoghesi, progettati per i tetti spioventi. Tuttavia una menzione speciale va fatta per i coppi per tetto, il modello più diffuso in Italia, riconoscibili dalla caratteristica forma a mezzo tronco di cono, nota come canale. Di dimensioni variabili (lunghezza 45-50 cm, larghezza 12-20 cm), la loro flessibilità in sede di sovrapposizione permette di disporli sia a file parallele alterne o in alternanza con gli embrici (le tegole piane), giustificando la loro fama tra i più adatti per la impermeabilizzazione del tetto;
- Coperture bituminose, una soluzione non pratica per l’estetica e di scarso isolamento, ma che presenta costi di acquisto e installazione molto economici.
- Legno, il più leggero e diffuso nei paesi scandinavi, divenuto famoso per la sua resa estetica ed energetica; di contro, però, è molto costoso e per questo materiale è necessaria una continua e attenta manutenzione;
- PVC, plastica resistente ed economica sempre più diffusa nei paesi del centro-nord Europa. Rinomato per la sua capacità di trattenere il calore, sta trovando una forte diffusione anche in zone molto fredde;
- Ardesia naturale, a differenza dei precedenti, uno dei materiali più antichi utilizzato nell’edilizia, ma sempre funzionale in termini di isolamento e tenuta contro la pioggia.

Gestione della pioggia nei tetti a falde.
Un argomento che non può mancare nella gestione dei tetti a falde è la resa contro la pioggia. A seconda della struttura portante, è necessario scegliere se il tetto a falde sarà a displuvio (ovvero farà defluire la pioggia verso l’esterno); o a impluvio (convogliando l’acqua verso un canale interno dell’edificio). L’installazione di grondaie può rendersi necessario per impedire che l’acqua finisca sulle pareti, causando nei periodi di piogge il rischio di umidità alle pareti e rischi di muffe anche per l’interno dell’abitazione. Ciò non avviene per i tetti in stile tedesco detti “a capanna”, dove la pioggia viene incanalata verso la linea di colmo centrale del tetto; ma anche nei più moderni sistemi a padiglione, in cui l’acqua defluisce in maniera equa verso l’esterno di tutto il perimetro del tetto.
Tetto curvo.
Il tetto curvo è in generale poco diffuso per le abitazioni, viene più spesso utilizzato in strutture moderne in zone temperate quali padiglioni, centri commerciali e gallerie turistiche. La loro struttura particolare non inficia la sua funzione, ma richiede un tipo di copertura non più discontinua, bensì continua. Il materiale più utilizzato in questo senso è il metallo, il quale si presta anche a livello artistico per soluzioni costose, ma di grande effetto. Le coperture più moderne presentano giunture per evitare la dilatazione e sistemi anti-corrosione contro l’umidità, permettendo di risparmiare molto nel lungo periodo in termini di manutenzione.
Tetto piano.
Il tetto piano, riconoscibile per la sua pendenza inferiore all’1% che ne sancisce la classificazione, rappresenta la soluzione più diffusa nelle zone calde. Questo perché la minore presenza di precipitazioni (e l’assenza di nevi) impedisce il rischio di danni strutturali. Il principale vantaggio di questo tipo di tetto sta nella disponibilità per adibire un eventuale terrazzo, una zona relax; ma anche per stabilire quadri di comando e locali di manutenzione, in caso di grandi strutture. Come per il tetto curvo, si reputa necessario anche in questo caso una struttura di tipo continuo, tra cui spiccano come materiali:
- Lamiera, per le strutture industriali;
- Cemento e laterizio, ottimi per l’isolamento e di basso costo, necessitano di una struttura solida per sostenerne il peso. Non sono tuttavia consigliate per zone a rischio sismico.
Ventilazione e isolamento.
Parlando di vari tipi di strutture e ambienti, si consiglia comunque di valutare attentamente la funzione della struttura, anche per la scelta dell’isolamento e della ventilazione. L’isolamento, seppur rappresenti un costo maggiore, si rivela infatti necessario per le strutture abitative. Poiché impedisce infiltrazioni che possono rendere le pareti umide e mettere a rischio l’integrità della struttura. Tale soluzione può essere tralasciata per capanni, ripari o strutture a fine agricolo, per i quali l’assenza o presenza di ventilazione può determinare solo una migliore comodità nei mesi estivi. La presenza di tale aspetto, però, si dimostra un fattore molto importante, nonché la più diffusa, per le strutture abitative, laddove il sistema a tetto freddo permette di mantenere meglio l’isolamento termico sopra citato. Ciò avviene tramite il processo di espulsione del vapore dal tetto, evitando in questo modo l’accumulo di condensa all’interno della struttura.