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Edilizia

RIQUALIFICARE LE AREE INDUSTRIALI PER RILANCIARE IL SETTORE EDILE

Presentato un disegno di legge che prevede 150 milioni di euro da destinare alla riconversione delle aree industriali completamente spopolate e abbandonate. Boccata d’ossigeno per le imprese edili.

Il disegno di legge presentato dalla senatrice del PD, Camilla Fabbri, ha come obiettivo la riconversione e riqualificazione di quelle vastissime aree industriali che, a causa di questi anni di crisi, giacciono disabitate e in completo stato di abbandono.

Il ddl prevede lo stanziamento di 150 milioni di euro per il triennio 2015-2017, fondi che andrebbero a portare una boccata di ossigeno a tutto il comparto edile del nostro Paese, duramente colpito dalla crisi di questi ultimi anni. La riconversione di queste aree occupate da ecomostri in stato di completo abbandono, non solo contribuirebbe a rilanciare il settore dell’edilizia, ma consentirebbe di far fronte alle esigenze abitative senza ulteriore consumo di suolo, che nel nostro Paese registra già livelli allarmanti.

Al posto delle grandi fabbriche costrette dalla crisi economica a chiudere, potrebbero sorgere nuovi complessi residenziali di edilizia sociale oppure infrastrutture pubbliche. Per poter edificare basterebbero accordi di programma che andrebbero a sostituire l’approvazione dei piani urbanistici e ai nuovi interventi verrebbe riconosciuto carattere di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità.

Le imprese che si aggiudicheranno i lavori dovranno rispettare alcune condizioni. Prima di tutto dovranno bonificare la zona dall’eventuale presenza di amianto; in secondo luogo il 20% dei nuovi edifici dovrà essere riservato ad uso pubblico; la zona andrà ripopolata di insediamenti produttivi, commerciali e turistici e una parte delle nuove edificazioni saranno da destinare ad alloggi di edilizia sociale.

Questo tipo di interventi darà una forte spinta all’edilizia del nostro Paese con benefici a differenti livelli: in ambito occupazionale, dato che si creeranno opportunità di lavoro; a livello di miglior sfruttamento di terreni in genere molto vasti, cementificati e inutilizzati; e a livello ambientale, evitando di dare in pasto al cemento altro territorio per far fronte a nuove esigenze abitative.

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