Nella giornata dello scorso mercoledì 18 Maggio la Camera dei Deputati ha approvato, e passato al Senato per il sì definitivo alle ultime modifiche, la proposta di legge recante “Disposizioni in materia di criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (C. 1994-A)”. Il ddl, battezzato disegno di legge “Falanga”, porta con sé lo stanziamento di 45 milioni di euro per la demolizione di edifici abusivi: l’abuso edilizio è un illecito penale che consiste nel realizzare un intervento edilizio senza i permessi di costruire, obbligatori per legge, o senza dichiarazione di inizio attività.
Il ddl, in aggiunta, prevede anche l’istituzione di una banca dati nazionale riportante le opere abusive presenti sul territorio, da depositare presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che, dopo aver accertato le situazioni segnalate, dovrà procedere nello stilare una lista di priorità in base alla quale agire.
I criteri di priorità per la demolizione dei manufatti abusivi diventeranno quindi più trasparenti e semplici, ma soprattutto si sosterà economicamente l’attività dei Comuni, direttamente chiamati ad accertare la presenza di edifici abusivi e a finanziarne la demolizione.
Il fondo rotativo di 45 milioni.
Per aiutare a combattere l’abusivismo e per risolvere numerose situazioni di “malaedilizia”, sarà istituito un fondo rotativo di 45 milioni presso il Ministero delle Infrastrutture, atto ad integrare le risorse necessarie alle demolizione, finora ad opera esclusiva dei Comuni. I fondi, inizialmente 5 milioni di euro per l’anno 2016, e 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2020, saranno erogati in base a criteri ancora da stabilire, che saranno resi noti con un decreto del Ministero delle Infrastrutture, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, e basato sulle richieste avanzate dagli Enti locali nella Conferenza unificata, corredate da una puntuale documentazione amministrativa e contabile.
Il decreto serve come garante e presa atto dei lamenti di Regioni e Comuni, secondo le quali molte demolizioni, nel corso degli ultimi anni, sono rimaste ferme, o spesso non sono mai partite, per la mancanza di fondi da parte dei Comuni da destinare all’accertamento degli abusi e alla loro rimozione. Con questa nuova risorsa si punta proprio a fermare queste situazioni di stallo, che, in alcuni casi, si sono protratte per diversi anni, con il solo risultato di contribuire al degrado urbano del territorio.

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Con quest’ultima stesura del decreto si sventano, inoltre, i rischi del blocco delle ruspe e del condono mascherato: il primo riguardava il timore, da parte dei Comuni, che nell’attesa del completamento della banca dati del Ministero delle Infrastrutture, della pubblicazione dei criteri di erogazione dei fondi e del loro effettivo stanziamento, fosse preposto il blocco delle demolizioni in corso d’opera, che invece potranno proseguire senza intoppi. Nel secondo caso, l’obiettivo, è la tolleranza zero contro la filiera del cemento illegale: per affrontare questa piaga e ripristinare la legalità dell’intero sistema edilizio era necessario un materia alla quale rifarsi per la negazione di nuovi condoni e procedere con gli abbattimenti. Lo Stato, ha dichiarato il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, deve essere al fianco di quei sindaci che quotidianamente subiscono minacce e intimidazioni per la loro attività contro l’illegalità urbanistica.
La lista delle priorità in materia di demolizione.
Come detto, il Ministero delle Infrastrutture dovrà stilare una lista di priorità in base alla quale si procederà con lo stanziamento dei fondi per la demolizione delle opere immobili abusive. Si procederà dunque dando priorità a:
- Immobili di rilevante impatto ambientale, costruiti su area demaniale o in zona soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico, a vincolo sismico, idrogeologico, archeologico o storico-artistico;
- Immobili che, per qualunque motivo, costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità;
- Immobili sottratti alla mafia.
Per ognuna di queste categorie la priorità sarà attribuita, da norma, agli immobili in corso di costruzione o a quelli non ultimati alla data della sentenza di condanna di primo grado, infine a quelli non stabilmente abitati. Questi criteri dovranno essere valutati volta per volta, previo sopralluogo, dai Procuratori della Repubblica, che decideranno, nello specifico, quali i casi sui cui è necessario intervenire più celermente.
La banca dati del Ministero delle Infrastrutture.
Il disegno di legge prevede l’istituzione di una banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio che sarà gestita dall’Agenzia per l’Italia digitale e farà capo al Ministero delle Infrastrutture. Gli enti dovranno trasmettere tutti i dati relativi alle opere abusive ed è previsto che in caso di ritardo il dirigente o il funzionario inadempiente sarà punito con una multa di mille euro. Per raggiungere questi obiettivi sono stati stanziati altri 10 milioni di euro dal Governo, che si è inoltre impegnato a presentare ogni anno, a Dicembre, una relazione non solo sullo stato dell’abusivismo edilizio e sulle demolizioni effettuate, ma anche sull’eventuale riqualificazione urbanistica degli edifici abusivi non demoliti, avviando una collaborazione con Regioni ed enti locali interessati.