Per case cantoniere s’intendono immobili di proprietà demaniale e gestiti dall’Anas, la cui caratteristica comune è il loro colore tipico, ovvero il rosso pompeiano. Prendono il nome dai cosiddetti cantonieri, ovvero gli operai addetti alla manutenzione delle strade, i quali necessitavano di alloggiare sul luogo di lavoro per esigenze di servizio. E così è stato fino agli anni ’80. Poi, poco alla volta, questi edifici sono stati dismessi…
Ad oggi sono 1.244 le case cantoniere distribuite su tutto il territorio nazionale ma il progetto iniziale ne prenderà in considerazione solo 30. In seguito, il progetto verrà allargato per comprendere anche altri beni pubblici dismessi appartenenti allo Stato, agli Enti territoriali ed ad altri Enti pubblici.
Questi immobili torneranno in vita e diventeranno fulcro dello sviluppo turistico del territorio italiano: avranno nuove funzioni quali ostelli, punti di ristoro, centri culturali, servizi turistici che valorizzano il patrimonio pubblico.
E’ una grande opportunità per avviare micro-imprese ed incentivare l’imprenditoria giovanile, legate per esempio al turismo sostenibile. Singoli cittadini, organizzazioni no profit e fondazioni potranno presentare dei progetti per prendere in gestione le case cantoniere. Sarà, poi, cura del Demanio stabilire la validità delle varie proposte ed inizare le pratiche per il trasferimento dell’immobile.
Le 30 case cantoniere scelte per inaugurare il progetto di recupero sono frutto di un’oculata considerazione, poiché situate in aree prossime alle reti turistiche e ai circuiti culturali, quali la via Francigena e l’Appia Antica. Verranno poi compresi anche il Cammino di Francesco (La Verna – Assisi), il Cammino di San Domenico, il Circuito del barocco in Sicilia, la Ciclovia del Sole (Verona – Firenze), la Ciclovia Ven.To (Venezia – Torino).
Il progetto pilota sarà pronto ed operativo entro fine giugno: nel frattempo, si definiranno i piani di utilizzo, dopodiché si farà affido sui bandi per l’assegnazione delle varie case.
Il ministro Dario Franceschini commenta così: “Le Case Cantoniere costituiscono un brand formidabile per promuovere quel turismo sostenibile necessario allo sviluppo sociale, economico e culturale dei tanti territori ricchi d’arte, tradizioni enogastronomiche e bellezze paesaggistiche che rendono l’Italia un Paese unico al mondo. Grazie alla voglia di fare di chi saprà cogliere questa opportunità, luoghi oggi abbandonati diverranno ostelli, ciclofficine, pynti di ristoro per tutti quei viaggiatori che vogliono scoprire l’Italia al giusto ritmo”.
“La valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico”, spiega il direttore del Demanio, Roberto Reggi, “è oggi una grande opportunità per realizzare progetti concreti di slow travel, rimettendo in funzione beni abbandonati lungo itinerari turistici e culturali di grande valore”.
In base alle valutazioni eseguite dall’Anas, oltre le 30 case cantoniere scelte per il progetto, ne restano 650 su 1.244 disponibili, di cui 150 destinate alla riqualificazione per i progetti turistico-culturali grazie alla loro collocazione in punti strategici.
Persino Salvatore Settis, autorevole storico dell’arte italiano, generalmente contrario a tutti i processi di dismissione dei patrimoni da parte dello Stato, si è dichiarato favorevole all’iniziative per le case cantoniere.
Ciò che è certo è che il caratteristico colore rosso pompeiano di questi edifici rimarrà inalterato; in questo modo, le case cantoniere continueranno ad essere riconoscibili lungo le strade italiane.