È ufficialmente partito, dopo il via libera di fine Giugno della Commissione UE, il piano banda larga ad alta velocità del Governo italiano, che è stato valutato in linea con le normative europee sulla concorrenza e gli aiuti di Stato: si tratta di un programma che ha l’obiettivo di coprire con la banda larga internet l’85% della popolazione almeno, tramite un piano di lavoro spalmato su quattro anni e mezzo, ovvero entro fine 2020, e dal valore di oltre 4 miliardi di euro. Le aree interessate a questo aggiornamento delle condizioni di connettività, sono principalmente quelle definite “a fallimento di mercato”, tecnicamente quelle situazioni in cui l’allocazione dei beni e dei servizi effettuata tramite il libero mercato non è efficiente, esistono cioè dei modi per migliore le condizioni di chi, quelle situazioni, le vive quotidianamente: in questo caso l’obiettivo è raggiungere queste aree con l’accesso a Internet veloce o ultra veloce, con connettività fino a 100 Mb.
Il Commissario europeo per la Concorrenza, Margrethe Vestager, che ha collaborato allo sviluppo del progetto in modo che ottenesse in tempi brevi il via libera dell’UE, ha così commentato riguardo la necessità di un piano nazionale per la banda larga: “Il piano per la banda larga ad alta velocità porterà Internet più veloce a consumatori e imprese, aiuterà il paese a dotarsi delle infrastrutture necessarie, contribuendo alla creazione di un mercato unico digitale connesso nell’UE”. Mentre il presidente dell’Antitrust Pitruzzella ha definito il provvedimento come: “Uno dei più importanti processi di modernizzazione economica della storia della repubblica”.
Il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, si dichiara entusiasta del risultato raggiunto e delle prospettive future, commentando così l’avvenimento: “Dopo vent’anni il paese tornerà ad avere una rete pubblica nelle aree bianche. Sbaglia chi pensa che le aree bianche siano poco interessanti dal punto di vista economico. Non stiamo parlando di un’Italia residuale, ma di 7300 comuni italiani su 8mila e 13 milioni di cittadini. L’Istat ha parlato di benefici in termini di produttività dal 7 al 23% a seconda delle regioni e dei settori”. Aggiungendo come, secondo il suo pensiero, l’infrastruttura pubblica debba garantire investimenti adeguati e un’effettiva parità di condizioni ai privati, perché essi possano offrire in concorrenza i propri servizi sulla rete e assicurare gli stessi livelli potenziali di connettività a tutti gli italiani.
I punti della strategia approvati dall’UE.
La Commissione UE ha approvato con entusiasmo la proposta italiana definita “Piano Banda Larga” e ne ha messo in risalto e sottolineato alcuni punti strategici, vediamo quali:
- Il piano comporterà una spesa di denaro pubblico per aree poco servite senza escludere gli investimenti privati. Sarà previsto un sostegno pubblico solo per le aree in cui attualmente non esiste alcun accesso alle reti di nuova generazione, ovvero quelle superiori a 30 Mbps, o in cui non ne è prevista la realizzazione nei prossimi tre anni, le cosiddette “aree bianche”, per la cui individuazione, l’Italia ha effettuato una mappatura dettagliata e una consultazione pubblica;
- Si promuoverà l’utilizzo di infrastrutture già esistenti, creando una base di dati con le informazioni pertinenti, che non si limiterà alle infrastrutture della comunicazione e, incoraggiando gli offerenti a utilizzare le reti esistenti il più possibile, si minimizzerà l’uso di fondi statali;

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- Uno degli obiettivi è la concorrenza tra operatori sul mercato al dettaglio, per garantire che la nuova infrastruttura sia aperta a tutti gli operatori interessati, a vantaggio della sia, appunto, della concorrenza, che dei consumatori. Ad esempio, verranno creati dei punti di interconnessione neutrali, invece che collegare semplicemente le nuove reti di accesso alle infrastrutture già esistenti degli operatori storici: in questo modo, tutti gli operatori dovrebbero poter raggiungere le nuove infrastrutture di accesso in condizioni di parità;
- Si procederà con la concessione di aiuti di Stato mediante gare di appalto aperte conformi alla normativa italiana e dell’Unione Europea, in materia di appalti pubblici e rispettose del principio della neutralità tecnologica: in poche parole, l’aiuto non sarà assegnato ad una particolare tecnologia, ma le gare d’appalto stabiliranno i criteri qualitativi in considerazione delle caratteristiche del progetto.