Il Gestore dei servizi energetici ha pubblicato le “Regole per il mantenimento degli incentivi in Conto Energia”, regole talmente restrittive da scatenare le proteste degli operatori del settore delle energie rinnovabili, che hanno mandato segnalazioni al Ministero dello Sviluppo economico, reclami allo stesso Gse ed annunci di ricorso al Tar. Le regole al centro del malcontento prevedono che nel caso in cui si effettuino interventi di miglioramento della produttività di un impianto fotovoltaico già installato, il Gse non garantirà tariffe agevolate direttamente proporzionali all’entità del miglioramento.
Il Documento tecnico di riferimento, come scrive il Gse, “definisce le regole per garantire la corretta gestione in efficienza degli impianti incentivati, nel rispetto della normativa vigente e illustra le modalità che gli operatori sono tenuti a seguire per salvaguardare il diritto agli incentivi”. In pratica spiega quali sono i casi in cui, dopo le modifiche effettuate agli impianti, si mantiene o no il diritto alle agevolazioni.
La principale criticità riguarda il limite del 2% in più rispetto al valore massimo di energia prodotta negli ultimi tre anni incentivati oltre il quale, nel caso in cui venga migliorata l’efficienza dell’impianto, non verrà più incentivata la maggior energia prodotta. L’unico modo di valorizzare tale energia sarà il ritiro dedicato, lo scambio sul posto oppure la vendita sul mercato libero. Inoltre si tratta di un limite più basso di quello previsto nel documento di consultazione pubblica.
Durante il periodo di incentivazione può subentrare la necessità di apportare alcune modifiche agli impianti fotovoltaici ammessi alle tariffe del Conto energia. Si tratta di modifiche di varia natura: tecnico-progettuale, nel caso in cui si vadano a spostare gli impianti o a sostituire componenti; giuridica, nel caso in cui cambia il titolare dell’impianto; commerciale, se cambia il regime per la valorizzazione dell’energia immessa in rete; amministrativa, nel caso in cui cambi il codice Iban o avvenga la rettifica di dati anagrafici dell’impianto. Il documento del Gse, al fine di non superare la soglia prevista di 6,7 miliardi all’anno, raggiunta il 6 luglio 2013, definisce “un valore limite degli incentivi attribuibili a ciascun impianto che durante il periodo di incentivazione sia interessato da modifiche che comportino un incremento di producibilità, ferma restando la valorizzazione di tutta l’energia elettrica immessa in rete in condizioni di mercato”.
Assorinnovabili ha manifestato il proprio disappunto per i criteri “stringenti e diversi da quanto pattuito originariamente in merito al valore limite degli incentivi assegnabili a ciascun impianto su cui siano stati effettuati interventi di efficientamento”. Sottolineando “l’assoluta contrarietà all’adozione di qualsiasi atto che, in assenza di una precisa norma, pretenda di fissare, con efficacia retroattiva, un limite massimo alla quantità di energia incentivabile prodotta dal singolo impianto”.
Assorinnovabili non è stata l’unica ad inviare al Ministero dello Sviluppo economico una segnalazione con richiesta di intervento, anche Anie Rinnovabili ha predisposto una lettera-reclamo al Gse, chiedendo l’immediata correzione di svariati passaggi del documento. “Se tale strada bonaria non produrrà l’effetto sperato, un ricorso al Tar sarà inevitabile”, in quanto *il Dtr “rischia di essere l’ennesimo provvedimento penalizzante per il settore delle energie rinnovabili”.
Gli aspetti contestati sono soprattutto l’impossibilità di aumentare oltre il 2% la producibilità degli impianti e gli eccessivi costi di istruttoria.*
Riguardo al primo punto, secondo le nuove regole, la soglia di energia massima per kW di potenza installata incentivabile viene calcolata sulla base della quantità massima di energia che un impianto ha prodotto negli ultimi tre anni, maggiorato del 2%. In sostanza se viene effettuato un intervento per correggere un malfunzionamento, magari presente negli ultimi tre anni, la maggior producibilità incentivata (2%) può esser calcolata sulla base di un periodo in cui l’impianto non lavorava nel pieno delle sue potenzialità. Per Anie Rinnovabili, in questo modo viene disincentivato l’obiettivo della massima resa degli impianti fotovoltaici, quindi si chiede che resti comunque valida la base del contratto espressa in potenza, potendo migliorare la producibilità e quindi l’efficienza degli impianti anche oltre la soglia indicata. Come commenta il presidente dell’Associazione, Emilio Cremona “Non dobbiamo dimenticare, infatti, che migliorare le prestazioni degli impianti fotovoltaici significa contribuire alla buona salute del comparto nel suo complesso, nonché la sua capacità di attrarre investimenti. Non si tratta di salvaguardare un singolo segmento del manifatturiero, ma piuttosto l’intero sistema energetico del Paese”.
Per quanto riguarda il secondo punto al centro del contendere, il Documento pone una serie di obblighi aggiuntivi ai soggetti responsabili degli impianti interessati da modifiche. Vanno comunicati al Gse inizio e fine lavori e le motivazioni dell’intervento, nel momento in cui si vanno a sostituire componenti sia principali, come inverter e moduli, che altri, come contatori, trasformatori, dispositivo d’interfaccia, strutture di sostegno dei moduli. Ma non solo, è necessario anche pagare ogni volta un corrispettivo fisso di 50 euro e uno variabile di 2 euro per i primi 20 kW di potenza incentivata, 1 euro per ogni kW di potenza eccedente. Commenta Cremona “Questi nuovi oneri non fanno altro che burocratizzare sempre più il rapporto tra i proprietari degli impianti e il Gse, andando in direzione decisamente contraria alle esigenze di semplificazione delle procedure fino ad ora richieste. Con queste nuove disposizioni si disincentivano di fatto gli operatori del settore ad effettuare eventuali interventi di manutenzione o efficientamento del loro impianto”.