Soprattutto nei casi in cui un immobile sia al centro di una trattativa di compravendita o di locazione, il notaio, l’agente immobiliare o anche l’ipotetico compratore o affittuario interessato alla casa, potrebbe richiedere in visione una copia dei certificati di conformità degli impianti domestici. Questa documentazione, ai più sconosciuta, viene spesso trascurata o addirittura non rilasciata da chi di dovere. E questo può essere un intoppo pesante per le trattative riguardanti il detto immobile.
Ogni impianto tecnologico a servizio della proprietà di un determinato immobile deve essere certificato con la relativa documentazione. Questa è la normativa, ma nella realtà dei fatti molti proprietari non possiedono tali certificazioni, in particolare se si tratta di abitazioni particolarmente datate.
Il problema sta nel fatto che non c’è modo di procurarsele. Anche perché, in molti casi, ci troviamo di fronte ad
impianti
che oggi non sarebbero di certo a norma e dunque non certificabili, a patto di non intervenire su di essi risanandoli o sostituendoli.
Cos’è il certificato di conformità.
La dichiarazione di conformità di un impianto è quel documento, a piena tutela del committente, che deve essere rilasciato dai tecnici competenti che hanno provveduto all’installazione dell’impianto stesso. Attesta fuori d’ogni dubbio la sua completa conformità e adeguatezza alle norme vigenti e alle specifiche tecniche dichiarate.
Dunque, se l’impresa assunta per eseguire una determinata installazione non vi consegna, a lavoro ultimato, la certificazione di cui stiamo parlando, sarà vostra premura esigerla, in quanto potrebbe tornarvi utile in futuro.
Dal 2008, in seguito al Decreto Ministeriale n° 37, la legislazione in materia di sicurezza degli impianti è stata riorganizzata, comprendendo due casistiche molto comuni:
- Per gli impianti installati precedentemente al 2008 si è disposta la possibilità di sostituire il certificato di conformità smarrito o non rilasciato, con una Dichiarazione di Rispondenza (DIRI). Essa può essere redatta unicamente da un tecnico abilitato o da un responsabile tecnico di un’impresa che eserciti la professione da almeno 5 anni. Ma solo in seguito agli opportuni sopralluoghi e accertamenti, volti a verificare l’effettiva adeguatezza dell’impianto alla normativa;
- Per gli impianti privi di certificazione realizzati successivamente al 2008, invece, la DIRI non è lecita e non c’è altro modo per recuperare tali documenti. Se non, ovviamente, rimettendo mano all’impianto al fine di redigere una nuova dichiarazione di conformità;
- Aggiungiamo a queste due possibilità, il caso di lavori di ristrutturazione parziale di un immobile. Se, infatti, viene sostituita o modificata solo una porzione di un impianto già esistente, il certificato, che deve necessariamente essere rilasciato, riguarderà solo la parte di impianto relativo alla sezione di abitazione soggetta ai lavori di ristrutturazione. Essa non dovrà, in ogni caso, tener conto della restante porzione di impianto, quindi della sua funzionalità e sicurezza.

Cos’è e a cosa serve il certificato di conformità degli impianti domestici.
Di quali documenti si compone la certificazione.
La dichiarazione di conformità è obbligatoria per gli impianti installati in ogni tipo di immobile, in particolare impianti di:
- Fornitura di elettricità, gas e acqua, anche sanitaria;
- Riscaldamento, condizionamento e climatizzazione;
- Automazione per porte e cancelli;
- Protezione dalle scariche elettriche e antincendio;
- Radiotelevisivi;
- Sollevamento, come ascensori, montacarichi e scale mobili.
Ogni dichiarazione di conformità deve essere redatta in base al modello pubblicato nel Decreto del 19 Maggio 2010, e deve contenere:
- Il tipo e i dati riguardanti le caratteristiche tecniche dell’impianto;
- I dati del responsabile tecnico dell’impresa installatrice e del committente e proprietario dell’immobile;
- I dati relativi all’ubicazione dell’impianto e i materiali impiegati;
- La rispondenza alle normative vigenti.
Ogni certificato, infine, deve essere corredato da specifici allegati, pena la nullità della dichiarazione stessa, in particolare:
- Il progetto dell’impianto, obbligatorio solo per immobili con determinate caratteristiche dimensionali;
- Lo schema d’impianto, obbligatorio in mancanza del progetto d’impianto;
- La relazione tipologica o l’elenco dei materiali impiegati;
- Il certificato di iscrizione alla Camera di Commercio della ditta che ha realizzato i lavori.
A cosa serve il certificato e sanzioni.
La dichiarazione di conformità degli impianti di un immobile è uno dei documenti necessari per poterne chiedere il certificato di agibilità. È necessaria, come allegato, agli atti di rogito. La mancanza può, tuttavia, essere aggirata tramite una dichiarazione di consapevolezza dell’acquirente, che si impegna a sua spese a procurarsela. Lo stesso procedimento vale anche in caso di locazione, di comodato o di qualunque altro genere di cessione dell’immobile a terzi.
Il mancato rilascio del certificato da parte dell’impresa che ha eseguito i lavori, prevede sanzioni amministrative fino a 10.000 euro.