I profondi mutamenti che stanno attraversando il settore immobiliare hanno influito anche sul mercato degli affitti che sta assistendo al diffondersi, soprattutto nelle grandi città, del fenomeno dell’affitto condiviso. Sono sempre più le persone che decidono di vivere in una casa insieme ad altri, e non parliamo solamente di giovani studenti che frequentano un’università lontano da casa. Questa pratica si sta diffondendo sempre più anche tra i non più giovanissimi over 30, che a causa della crisi economica che ha portato alla riduzione del reddito e ad un aumento della disoccupazione, si trovano in difficoltà a sostenere le spese della vita quotidiana.
Questi mutamenti a livello sociale hanno portato ad un aumento della richiesta di stanze in affitto pari al 231% in un anno. Ma se la domanda è quasi triplicata, non si può dire altrettanto per l’offerta di stanze in affitto, che è aumentata solamente del 66%. Ai professionisti del settore e ai proprietari di case invendute da ormai troppo tempo, non resta che adeguarsi alle tendenze di mercato, cogliendo l’occasione di guadagni inferiori ma praticamente sicuri. Infatti, se affittare un appartamento ad un’unica famiglia oggi potrebbe risultare rischioso in caso di difficoltà economiche, dividere il canone d’affitto tra più persone con redditi separati comporta sicuramente meno rischi di morosità.
Affittare alcune stanze della propria casa potrebbe essere una soluzione vantaggiosa anche quando i figli ormai cresciuti escono di casa, oppure per i single, per scelta o di ritorno in seguito ad una separazione, che desiderano alleggerire la rata del mutuo. Molti sono ancora scettici su questa tipologia di affitto, ma molte paure e dubbi nascono dalla mancanza di informazioni.
Ciò che è importante sapere è che l’affitto di una stanza abitabile è sempre consentito e la normativa di riferimento è la legge 431/98, che regola anche i canonici contratti di locazione per intere unità immobiliari. Infatti, a seconda delle esigenze di proprietario e inquilino, è possibile scegliere tra contratto libero, a canone concordato oppure transitorio.
Nel caso del contratto libero le clausole e il canone vengono stipulate attraverso la contrattazione tra le parti e la durata minima è di 4 anni con rinnovo automatico per altri 4, salvo disdetta del locatore per le motivazioni previste dalla legge, cioè nel caso in cui desideri vendere l’immobile oppure destinarlo a uso del coniuge, dei figli o dei genitori. Per il contratto a canone concordato la durata prevista è di 3 anni, con rinnovo per altri 2. Ma il contratto più utilizzato nell’affitto parziale della casa è il meno impegnativo contratto transitorio che prevede una durata da 1 a 18 mesi senza obblighi di rinnovo automatico. Nel caso in cui l’inquilino sia uno studente con residenza diversa dal Comune in cui si trova l’immobile, la durata del contratto va dai 6 ai 36 mesi, rinnovabili alla scadenza.
Il contratto transitorio è pensato per soddisfare le particolari esigenze di proprietario e inquilino, che vanno dichiarate, documentate e confermate, prima della scadenza, tramite lettera raccomandata. In genere si tratta di contratti di durata limitata: se all’inquilino serve un alloggio per pochi mesi per motivi di lavoro va allegata la documentazione che attesti la sua situazione lavorativa, mentre se è il proprietario a dover liberare la stanza entro una certa data, nel contratto deve essere specificata un’apposita clausola. Anche questo tipo di contratto deve avvenire in forma scritta, deve essere registrato, e può ricalcare il modello-tipo in allegato al Dm 30/12/02 o stabilito negli accordi locali tra organizzazioni di proprietari e conduttori.
Anche se si tratta di un tipo di contratto meno impegnativo, nel caso in cui le motivazioni della transitorietà non vengano ben attestate da parte del proprietario, l’inquilino può andare per vie legali e a quel punto verrebbe applicata la disciplina integrale dei contratti liberi con durata 4 più 4 anni.
Molti proprietari stanno prendendo in considerazione l’idea di sbarcare il lunario affittando parte della casa, ma sono frenati da dubbi e perplessità plausibili quando si tratta di mettersi in casa un inquilino. Proprio per questo è fondamentale seguire attentamente la fase di stesura del contratto,tutelandosi dai possibili rischi e specificando dettagliatamente la parte di casa che si concede in affitto con bagno e cucina, l’arredamento presente nella stanza, la ripartizione delle spese e l’utilizzo delle parti comuni.