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Mercato Immobiliare

ISTAT: I PREZZI MEDI DELLE ABITAZIONI SONO ANCORA IN CALO

Secondo il rapporto IPAB dell’ISTAT, nel secondo trimestre 2016, sono ancora in calo i prezzi medi degli immobili residenziali italiani (-1,4%), sia di quelli di nuova realizzazione (-2,3%), sia di quelli già esistenti (-1,2%).

Il prezzo degli immobili residenziali in Italia è ancora in calo nel II° trimestre 2016, in linea con il trend registrato del primo trimestre 2016 e già negli anni passati, ma è un andamento che tende, almeno così pare, verso una stabilità: è ciò che emerge dall’IPAB, ovvero lo studio trimestrale dell’ISTAT sulle stime preliminari sui prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie italiane, sia per fini abitativi, che come investimento.

Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il prezzo medio degli immobili residenziali, dunque, è diminuito dell’1,4%, dato che risente fortemente del calo nei costi di vendita delle nuove abitazioni, -2,3%, che pur pesando per appena un quinto sul totale delle abitazioni italiane, 20,32%, abbassa di due punti percentuali il dato medio, calcolato sulla base della svalutazione degli immobili già esistenti sul territorio, -1,2% rispetto al II° trimestre 2015, ma che risultano quasi i quattro quinti del totale, precisamente il 79,68%.

Mercato immobiliare residenziale: prezzi ancora in calo.

Come detto nel secondo trimestre 2016, il valore medio delle abitazioni è sceso dell’1,4%, dato che amplifica il valore negativo già fatto segnare nel I° trimestre, quando il confronto con il 2015 faceva segnare “solo” un -1,0% (combinazione del -1,2% segnato dalle nuove abitazioni, dato che è dunque rimasto costante nel II° trimestre, con il, molto meno preoccupante, -0,5% registrato per le abitazioni già esistenti).

Rispetto allo storico dal 2010 a oggi i valori, però, si stanno assestando e si intrevede, seppur ancora lontano, un tanto agognato equilibrio dei prezzi da un anno al successivo. Significativo è il fatto che, da quando l’ISTAT si impegna in questa raccolta dati, ovvero proprio dal 2010, per la prima volta il valore dei nuovi immobili residenziali costruiti nell’anno in corso sul territorio italiano fa segnare un dato peggiore rispetto alla svalutazione subita dagli immobili già esistenti, come già detto, -2,3% contro -1,2%.

Ad essere preoccupante però è l’andamento dell’intero settore del mercato immobiliare, che da 6 anni a questa parte, nei secondi trimestri, ha fatto segnare una diminuzione percentuale totale del 16%, valore calcolato sui dati registrati dalle nuove abitazioni, -3,2%, e da quelle già esistenti sul territorio, -21,7%.

Non accennano dunque a ripartire i prezzi degli immobili residenziali, nonostante la forte ripresa fatta segnare, invece, dal numero di compravendite, che nel secondo trimestre di quest’anno, come abbiamo ampiamento illustrato in questo articolo, sfiorano un +23% rispetto alle NTN portate a termine nel II° trimestre 2015; i dati si riferiscono all’ultimo rapporto condiviso dall’OMI, l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate.

Le stime future fatte da alcuni addetti ai lavori, seppure discostandosi lievemente su intesità e tempistiche, prevedono solo leggeri rialzi delle quotazioni degli immobili residenziali e solo a partire dalla metà del prossimo anno: difficile aspettarsi andamenti alternativi in un contesto di inflazione e crescita prossimi allo zero, e in un mercato, come quello italiano, in cui c‘è ancoa molta offerta da smaltire.

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Prezzi in calo, colpa della fiscalità?

Secondo il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, calo dei prezzi e tassazione eccessiva sono necessariamente collegati: “L’ISTAT segnala un ennesimo calo dei prezzi delle abitazioni. Un calo che la stessa ISTAT ci dice essere iniziato alla fine del 2011, proprio quando il Governo Monti decise di triplicare la tassazione sugli immobili”. Che ha poi continuato dipingendo un quadro ancora peggiore rispetto a quello che ci mostrano i dati dell’ISTAT: “La realtà, peraltro, è ancora più grave di quella evidenziata dall’Istituto di Statistica; in molte aree del Paese le diminuzioni dei prezzi sono ben superiori rispetto a quelle rilevate e in tanti altri casi i valori si sono addirittura azzerati, come avviene quando gli immobili sono del tutto privi di mercato, non riuscendo ad essere né venduti né dati in affitto”.

Il Presidente di Confedilizia ha poi concluso tracciando la strada che, secondo lui, andrebbe intrapresa per invertire questa tendenza, da troppo tempo negativa: “Per cambiare questo stato di cose, la leva fiscale è l’unica strada. Confedilizia sta portando all’attenzione del Governo, in vista del varo del disegno di legge di bilancio, una serie di proposte di intervento sul settore. Proposte in grado, ad un tempo, di ridurre le iniquità per i risparmiatori dell’immobiliare e di rilanciare la crescita, il lavoro e i consumi. Non intervenire vorrebbe dire rassegnarsi alla crisi”.

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