L’Eurostat, l’organo che si occupa delle statistiche sulla situazione economica e non solo in tutti i Paesi europei, ha pubblicato il suo House Price Index periodico. Si tratta di un indice che tiene monitorati i prezzi degli immobili residenziali, sia nuovi che usati, acquistati dalle famiglie europee. Dato che il mercato immobiliare residenziale generalmente rappresenta lo specchio dell’economia in generale, grazie a questo monitoraggio l’Unione Europea riesce ad avere un quadro sempre aggiornato e chiaro della situazione economica.
In generale, sembra che la negatività della crisi economica stia lasciando spazio alla ripresa e ad un clima di maggior fiducia. Dall’analisi dei prezzi delle case in Europa è possibile notare un panorama variegato, con Paesi in cui la continua crescita dei valori aumenta il rischio bolla immobiliare, è il caso dell’Irlanda, e altri in cui prosegue l’inarrestabile calo dei prezzi, come in Italia. Osservando la media dei valori riportata nell’indice Hpi nel primo trimestre 2014, nell’Eurozona è possibile apprezzare un aumento dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2013, aumento che sale al 2,6% se prendiamo in considerazione l’intera Unione Europea, quindi anche i paesi che non hanno adottato l’euro.
Quando in una nazione i cittadini godono di buone e soddisfacenti condizioni economiche, il mercato immobiliare si muove ed è proprio quello che sta succedendo in tutta l’Eurozona, escluse Italia e Francia che sono ancora in sofferenza, con un calo prezzi rispettivamente del 2,9% e del 2%. I Paesi che hanno visto aumentare maggiormente i prezzi delle abitazioni, invece, sono l’Irlanda che, registrando un +16,3%, rischia una nuova bolla immobiliare dopo il picco del 2006 seguito dal crollo di fine 2008, Malta dove i prezzi sono aumentati dell’11%, Svezia con un +10,4%, Estonia con un +10,1% e Regno Unito con un +10%. A registrare valori peggiori di Italia e Francia, invece, sono state Slovenia con un calo del 4,4%, Cipro con un -3,3% e Lettonia con un -3,2%.
Con il crollo dei valori, secondo il settimanale britannico The Economist, in Italia lo squilibrio tra i prezzi delle case e il reale potere d’acquisto degli stipendi si è quasi riassorbito, con un gap del 2%. Valore minimo se paragonato a Paesi come Canada, Belgio e Francia.
Per misurare l’equilibrio dei prezzi del mercato immobiliare mondiale, gli analisti di The Economist hanno utilizzato due fattori: il Price to Rent, che mette in relazione il valore medio degli affitti con il prezzo medio dell’acquisto, e il Price to Income, che mette in relazione il prezzo medio di acquisto con gli stipendi medi. Per quanto riguarda il Price to Rent, abbiamo una situazione di equilibrio quando il rapporto è zero, ma in Italia, dove la relazione tra proprietari e affittuari è decisamente sbilanciata verso i primi, il valore è addirittura -4. Per quanto riguarda il Price to Income, nel nostro Paese le case costano ancora un 2% di troppo, ma il calo prezzi non sembra accennare ad arrestarsi.
I Paesi dove il valore dei prezzi degli immobili è maggiormente sopravvalutato sono Canada e Australia. Osservando l’andamento dei prezzi nei principali mercati del mondo, i maggiori incrementi si sono registrati in Turchia, con il +16%, e a Honk Kong con il +11,9%; mentre l’Italia è uno dei Paesi che ha registrato il calo prezzi maggiore, con un -3,8% dal 2013 al 2014, insieme a Cina con il -6,1%, Singapore con il -5,6% e Francia con il -2,1%.
Osservando l’andamento dei prezzi delle abitazioni negli ultimi sette anni, ovvero dall’ultimo trimestre del 2007, considerato il momento culmine, il valore delle case è sceso dell’11,3%, mentre il maggior calo si è registrato in Irlanda con il -49,9% e in Spagna con il -24,3%.