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Mutui Casa

SURROGA E TASSO FISSO SONO I MUTUI CASA PIU’ RICHIESTI NEL 2015

Il mercato dei finanziamenti a lungo termine prosegue la sua corsa con le sue due stelle di punta: le surroghe e i tassi fissi.

Da dieci mesi a questa parte, prosegue il fenomeno dei mutui di surroga che si attestano al 66,6% delle erogazioni totali, seguiti con il 27,4% dai mutui finalizzati all’acquisto della prima casa, e solo nel 2,6% dei casi si tratta di un acquisto riguardante la seconda casa. Una piccola percentuale, il 2,1%, richiese un mutuo al posto di un finanziamento per la ristrutturazione e un 1,3% delle erogazioni è volto a soddisfare la domanda per consolidamento debiti o bisogno di liquidità.

Il tasso fisso domina il mercato e riguarda il 75,2% delle erogazioni, contro il 22,8% che ha scelto il tasso variabile. L’1,1% ha opzionato il tasso misto e solo l’1% per un tasso variabile con CAP.

La durata media dei mutui erogati è di 20 anni, con una percentuale prevalente del 28,1%, mentre un 22% ha stipulato un lasso di tempo di 15 anni. Al 20,6% ammonta la percentuale di chi ha scelto la durata di 25 anni, mentre soltanto il 12% riceve un finanziamento di durata inferiore ai 15 anni.

In questa seconda parte dell’anno, l’importo medio prevalente è di circa 117.197 euro, in calo rispetto a quello di pari periodo dello scorso anno, pari a 121.798 euro. È un segno che le famiglie italiane sono più prudenti nell’impegnarsi finanziariamente. Confrontando ulteriormente il dato attuale con periodi passati di massima auge del mercato immobiliare, ne abbiamo di nuovo conferma: 130.380 euro nella seconda metà del 2007 e 135.847 euro nello stesso periodo del 2011.

Un altro aspetto interessante riguarda il loan to value, ovvero il valore dell’immobile rispetto all’importo erogato, con il 19,4% dei mutui nella classe 71-80% dello stesso valore. A seguire l’intervallo 41-50% con il 19,1% e la fascia 61-70% con il 17% delle erogazioni. Solo uno scarso 2,1% ha ricevuto un mutuo che ha finanziato più del 90% del valore dell’immobile.

Geograficamente parlando, poi, la maggioranza dei finanziamenti è erogata nel Nord Italia con il 38,9%; segue il Centro con il 41% e il Sud con il 14,3%. Le Isole, invece, hanno registrato un valore piuttosto scarso, solo il 5,8% delle erogazioni.

Volendo anche dare un’occhiata alle fasce d’età dei consumatori, il 48,2% delle concessioni di mutui soddisfa la fascia d’età compresa fra i 36 e i 45 anni. Il 27,6%, invece, riguarda quelli tra i 26 e i 35 anni. Solo un 18,3% ha dai 46 ai 55 anni e una minuscola percentuale, il 5%, supera i 55 anni.
Infine, per quanto riguarda la solidità professionale, l’89,2% di coloro che ricevono un finanziamento per acquistare casa ha un posto fisso, di cui un 4,9% sono lavoratori autonomi e un 3,8% riguarda i liberi professionisti.

Finora abbiamo parlato, in modo molto generale, di mutui erogati a singoli. Eppure, spesso i finanziamenti vengono concessi alle coppie. Ma in caso di separazione, cosa fare?

Nella separazione tra coniugi la sottoscrizione di un mutuo viene presa in considerazione dai giudici sotto più punti di vista, per poi arrivare a diverse e talvolta opposte conclusioni in ordine alla determinazione degli obblighi di mantenimento.
La presenza di un mutuo, infatti, può indurre i giudici a limitare o eliminare l’assegno di mantenimento, oppure, al contrario, può convincere i giudici della possibilità che l’impegno possa e (dunque) debba essere adempiuto.

Procediamo con ordine, partendo dal punto normativo: separazione e obbligo di mantenimento.

Come sicuramente sappiamo tutti, almeno per sentito dire, il coniuge a cui non viene addebitata la separazione, se non può provvedere a se stesso con i propri redditi, ha diritto a quanto necessario al suo mantenimento.

Vediamo alcuni esempi di decisioni giurisprudenziali in questi casi:

Mutuo? No al mantenimento: il mutuo può essere considerato indice di debolezza del coniuge più forte oppure, al contrario, di forza economica di questi.

Nel primo caso, prendiamo ad esempio la recentissima ordinanza delle Corte di Cassazione n. 22603 del 2015: i giudici hanno ritenuto che le possibilità economiche dei due coniugi, in astratto ben distanti, arrivavano a equivalersi se si andava a sottrarre dalle entrate mensili del coniuge più forte economicamente l’importo che questi già pagava a titolo di mutuo per l’acquisto di una casa.
La Corte di appello è giunta alla conclusione che i redditi a quel punto si equivalevano, consentendo ai due una vita dignitosa e non dissimile da quella precedente del matrimonio – e la richiesta della moglie di mantenimento a carico del marito respinta.

La medesima Corte di Cassazione con la decisione n. 7053, ha cassato quella con cui la Corte di appello non aveva valutato, nel confrontare le situazioni economiche dei due coniugi, l’esborso sostenuto da quello dei due economicamente più forte per il pagamento – dell’intera rata – del mutuo contratto per acquistare la casa di cui entrambi erano comproprietari.

Mutuo? Sì al mantenimento: diversamente hanno concluso altre sentenze, ravvedendo nella sottoscrizione di un mutuo un indice di ricchezza valido per assegnare l’obbligo di mantenimento.

In tali casi la sottoscrizione del mutuo viene considerata (spesso) come indice della presenza di fondi non tracciabili e provenienti da fonti in nero.

È palese che la presenza del mutuo può assumere un ruolo diverso a seconda delle situazioni, che vanno accuratamente valutate raccogliendo tutti gli elementi che costituiscono la fattispecie concreta.

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