Seguici sui social

Norme, leggi e Bonus Fiscali

DAL 2016 VIA TASI E IMU: I DETTAGLI

Con la Legge di Stabilità 2015 il Governo Renzi aveva rinviato la riforma riguardante la tassazione sulla casa al 2016, introducendo una tassa unica, la “local tax”, che avrebbe accorpato IMU, TASI e altre imposte. Ma…

Circa due mesi fa, il Presidente del Consiglio ha annunciato l’abolizione della tassa sulla prima casa più altri tagli fra imposte sul lavoro (nel 2017) e la rimodulazione dello scaglione IRPEF (nel 2018).

Quando un governo cancella una tassa, solitamente non la toglie davvero. Certo, abbiamo avuto lo stop dell’ICI con Berlusconi nel 2008, ma la tassa è stata poi reintrodotta dal Governo Monti con l’acronimo IMU (Imposta Municipale Unica) nel 2012 e nel 2014 Letta le ha affiancato la TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili, quali manutenzione stradale, pulizia delle strade e del verde pubblico, fogne, ecc.), obbligatoria tanto per i proprietari degli immobili quanto per i loro inquilini.

Riguardo questi ultimi, il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, durante il question time alla Camera, ha tenuto a precisare che l’abolizione di IMU e TASI riguarderà sia la parte riguardante i proprietari, sia quella riguardante gli inquilini, per evitare disparità di trattamento tra i contribuenti.

Torniamo, però, al taglio delle tasse sulla casa.

Attualmente, l’IMU sull’abitazione principale non si paga, a meno che non si tratti di immobili di lusso e/o pregio (parliamo delle categorie catastali A1, A8 e A9), per cui l’abolizione proposta dal premier Renzi riguarderebbe la TASI, l’IMU sui terreni agricoli montani non coltivati e sui cosiddetti imbullonati, cioè la doppia IMU pagata dagli imprenditori sui capannoni e sui macchinari fissati a terra coi bulloni.

Taglio TASI: quanto si risparmierebbe?

Il Servizio Politiche Territoriali della UIL ha effettuato un studio in proposito, ipotizzando i risparmi che si otterrebbero in 106 città capoluogo di provincia.
Il risparmio maggiore, in valori assoluti, dallo stop al pagamento della TASI sulla prima casa si avrebbe a Torino, con una media di 403 euro a famiglia.
Seguono: Roma con 391 euro medi; Siena 356 euro; Firenze 346 euro; Genova 345 euro; Bari 338 euro; Bologna 331 euro; Foggia 326 euro; Como 321 euro; Ancona 318 euro; Milano 300 euro.
Cifre più basse ne abbiamo ad Asti dove il risparmio medio sarebbe di soli 19 euro; si sale ad Ascoli Piceno con 46 euro; 51 euro a Crotone; 57 euro a Catanzaro; 60 euro a Cesena; 64 euro a Treviso; 65 euro a Potenza; 79 euro a Matera; 82 euro a Cosenza; 88 euro a Nuoro.

Ad ora, purtroppo, si possono fare soltanto che ipotesi, poiché si dovrà attendere il varo della Legge di Stabilità 2016 per conoscere con precisione i dettagli di questa misura per ora solamente accennata.

Però, come ha precisato Guglielmo Loy, segretario confederale della UIL, sarebbe necessario evitare che questi tagli vadano ad aumentare altre imposte e tasse locali, come l’IRPEF comunale, o che taglino servizi essenziali ai cittadini.

A tal proposito è intervenuto Piero Fassino, presidente dell’Anci:

“L’abolizione della Tasi sulla prima casa e dell’IMU agricola e sui cosiddetti imbullonati deve prevedere contestualmente risorse equivalenti per i Comuni pari a 5 miliardi”. Ha puntualizzato poi: “La ragione della nostra inchiesta prende le mosse del fatto che la Tasi sulla prima casa ha un valore pari a 3,6 miliardi, l’IMU agricola è pari a 300 milioni e l’IMU sugli imbullonati varia tra i 500 ed i 700 milioni di euro”. Il presidente dell’Anci ha anche specificato che “i sindaci sono pronti a quantificare bene queste cifre, senza esigere un solo euro di più”.
In poche parole, per far sì che questi tagli non vadano a gravare sulle tasche dei cittadini, bisogna che lo Stato fornisca ai Comuni la cifra necessaria alle loro spese.

Quali sarebbero le coperture finanziarie?

Questo è il problema maggiore: trovarne di adeguate.
La sola TASI, lo scorso anno, ha riempito le casse dello Stato con un gettito di 3,5 miliardi e a regime si parla, quindi, di 45 miliardi di introiti fiscali in meno con la sua abolizione sulla prima casa già nel 2016.
Ad oggi, però, non si hanno indicazioni riguardo la copertura finanziaria della misura.

Un altro elemento da non trascurare è il completamento della riforma del catasto: chi è proprietario di una o più case, attualmente paga le relative tasse in base alle rendite catastali, che con l’avvio del nuovo catasto cambieranno, modificando i criteri per il calcolo delle tasse sulla casa.

In risposta a tutto questo, sono intervenuti Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani con una loro controproposta: “Via la Tasi solo per i redditi bassi, patrimoniale sui più ricchi”.

Secondo uno studio dell’associazione Nens di Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze, e Pierluigi Bersani, ex premier e segretario del PD, togliere IMU e la Tasi sulla prima casa andrebbe a favore dei contribuenti più facoltosi.
Le prime case non sono tutte uguali, vanno dalla casa popolare alla villa e la condizione economica di chi ci abita non è sempre delle più floride. Quindi la proposta alternativa che si propone è questa: la redistribuzione del carico fiscale dai più possidenti al ceto medio-basso.

Come?

Dando la possibilità di esenzione dalle tasse solo le case di minor pregio, ovvero un terzo del totale. Ma anche eliminando le imposte sui canoni di affitto, e tagliando le imposte di registro, quella ipotecaria e quella catastale.

E le coperture?

Sarà necessaria una rimodulazione dell’imposta di successione e da una patrimoniale sulle ricchezze superiori ai 500 mila euro.
L’associazione di Visco e Bersani mira a stabilire un’aliquota standard dello 0,25% aumentabile al massimo fino allo 0,5%, contro le attuali aliquote dello 0,1% per la Tasi e 0,76% per l’IMU. In compenso verrebbe introdotta una detrazione dello 0,13%, per un massimo di 240 euro.

Spieghiamo meglio:

Visto che il proprietario è già colpito dalla tassa legata alla proprietà dell’immobile, il canone ricevuto dall’inquilino verrebbe escluso dal reddito imponibile Irpef. Verrebbe così cancellata la cedolare secca che oggi il contribuente può scegliere come alternativa.
La riduzione di gettito prevista è di 5,5 miliardi di euro. Il taglio dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale costerebbe altri 2 miliardi. Mancati introiti facilmente compensabili con l’introduzione dell’imposta patrimoniale, basata sulla ricchezza immobiliare della “famiglia fiscale”, ovvero coppie sposate o di fatto, nuclei con persone a carico. Le famiglie con base imponibile fino a 500 mila euro non pagherebbero nulla, invece quelle con possedimenti di valori che vanno da 500 mila euro a 3 milioni avranno applicata un’aliquota dello 0,25%, fino allo 0,5% dai 3 ai 5 milioni e potrebbe arrivare all’1% sopra i 5 milioni.
Secondo alcuni calcoli, la percentuale delle famiglie esenti sarebbe del 90%, mentre i paganti farebbero parte del restante 10% ma che detiene il 41% della ricchezza nazionale.
Infine, 2 miliardi di euro saranno presi con la rimodulazione dell’imposta di successione, che ad oggi produce soltanto 600 milioni di gettito.
Rimangono comunque 7,5 miliardi di euro da trovare, ma secondo il Nens si possono recuperare avviando una seria lotta contro l’evasione fiscale.

Dunque, quali saranno gli effetti su di noi, popolo italiano? E quando potremo avere ulteriori dettagli su questa nuova misura? La controproposta di Visco e Bersani verrà presa in considerazione?

Commenti

Le notizie più lette