Le modifiche apportate al decreto Sblocca Italia, durante i lavori in commissione Ambiente a Montecitorio, rappresentano una vera e propria “bomba” a larghissimo impatto per il settore dell’edilizia privata. Andiamo a conoscere nel dettaglio le novità introdotte.
Prima di tutto, ricordiamo che i Bonus per ristrutturazione e riqualificazione energetica sono stati confermati per tutto il 2015; ora per chi ristruttura il suo immobile o effettua interventi volti a migliorarne le prestazioni energetiche, l’Iva non sarà più al 10 ma scenderà al 4%.
Per compensare tale riduzione, l’Iva prima casa sulle nuove costruzioni, vendute direttamente dall’impresa costruttrice, si alzerà dal 4% al 10%, ma si tratta di una opzione che può essere soggetta a revisioni, in quanto l’Imposta sul valore aggiunto essendo un’imposta comunitaria non può subire variazioni senza il preventivo assenso di Bruxelles.
Sempre in tema di edilizia privata arriva il contributo straordinario per le varianti urbanistiche: i sindaci, nel computo degli oneri di urbanizzazione, saranno tenuti a valutare il “maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso. Tale maggior valore, calcolato dall’amministrazione comunale, viene suddiviso in misura non inferiore al 50% tra il Comune e la parte privata ed erogato da quest’ultima al Comune stesso sotto forma di contributo straordinario”.
Mentre in origine era prevista una detrazione Irpef del 20% solo per l’acquisto di un immobile da riaffittare per otto anni a canone calmierato, grazie ad un emendamento dei 5 Stelle, approvato dalla commissione Ambiente, la detrazione fiscale del 20% viene estesa a chiunque acquisti una casa di nuova costruzione o ristrutturata, per un importo massimo di 300.000 euro, spalmato in otto anni. Inoltre, sarà possibile dedurre dal reddito anche tutti gli interessi sul mutuo contratto per l’acquisto dell’immobile, che si tratti di prima o seconda casa. Tale provvedimento volto a ridare spinta al mercato immobiliare con l’assorbimento degli immobili invenduti da parte delle imprese, deve passare l’esame della commissione bilancio, che avrà il compito di verificare che non si aprano falle nei conti dello Stato.
Altre novità riguardano semplificazioni urbanistiche ed edilizie che hanno portato all’eliminazione del permesso di costruire in deroga per le opere di ristrutturazione urbanistica. Il mutamento di destinazione d’uso non deve comportare aumento della superficie coperta prima dell’intervento. Inoltre, per il permesso di costruire convenzionato sarà previsto l’esame e il voto da parte del Consiglio Comunale e l’obbligo di pubblicazione. Viene introdotta una sanzione in caso di inottemperanza dall’ingiunzione a demolire: da 2.000 a 20.000 euro e nel caso di abusi compresi in aree a rischio idrologico elevato, la sanzione è sempre irrogata nella misura massima. La sanzione per mancata comunicazione di inizio lavori sale da 258 a 1.000 euro. La regola in base alla quale, negli interventi di trasformazione urbana complessi, le opere di urbanizzazione sono messe in carico all’operatore, che ne resta proprietario, viene cancellata. Nel caso di edifici esistenti non più compatibili con la pianificazione, la riqualificazione delle aree attraverso forme di compensazione non dovrà portare aumento della superficie coperta.
Il regolamento unico edilizio, inserito nella prima versione del decreto e poi saltato, è stato reintrodotto. Il Governo, le regioni e le autonomie locali, secondo il principio di leale collaborazione dovranno concludere un accordo “per l’adozione di uno schema di regolamento edilizio-tipo al fine di semplificare ed uniformare gli adempienti”. Questo nuovo regolamento costituirà “livello essenziale delle prestazioni, concernenti la tutela della concorrenza e i diritti civili e sociali che devono essere garantite su tutto il territorio nazionale”. In pratica si tratta di una base sulla quale ogni Comune dovrà costruire la sua integrazione.
Spostandoci leggermente dal focus casa, il fondo per le emergenze potrà attingere, entro il limite massimo di 100 milioni, non più solamente alle risorse del Fondo per lo sviluppo e coesione per il periodo 2007-2013, ma anche per il periodo 2014-2020. Inoltre viene prolungato fino al 31 dicembre 2015 lo stato di emergenza relativo ai Comuni dell’Emilia Romagna colpiti dal terremoto del 2012.