Il Consiglio dei Ministri del 28 agosto ha portato novità anche in materia di locazioni con una riduzione dal 19% al 15% della cedolare secca sugli immobili dati in affitto a canone concordato.
Si tratta di un contratto di locazione a prezzi calmierati che comporta benefici sia per il proprietario di casa sia per l’inquilino. Per stabilire i prezzi dei canoni d’affitto, il Comune e le associazioni più rappresentative a livello locale di proprietari e inquilini devono definire le modalità di valutazione degli immobili e fissare un canone minimo e uno massimo per ogni tipologia di abitazione e per ogni quartiere. Naturalmente i prezzi saranno inferiori a quelli di mercato, compresi tra i minimi e i massimi individuati. Un’altra differenza rispetto ai contratti di locazione liberi è che quelli a canone concordato hanno una durata inferiore: tre anni più due di rinnovo automatico alla prima scadenza oppure tre con contratto.
I benefici fiscali destinati ai proprietari che optano per questo contratto riguardano l’imponibile irpef, vale a dire la parte di canone da dichiarare sul 730 o sul modello unico, che passa dall’ordinario 85% al 59,5%; l’imposta di registrazione, da dividere equamente tra proprietario e inquilino, che passa dal 2% all’1,4%; e per i proprietari che scelgono la cedolare secca, l’aliquota unica passa dal 21% al 15%. Inoltre i Comuni hanno la facoltà, per queste abitazioni, di aumentare le detrazioni e abbassare le aliquote Imu, che in genere per le seconde case vanno dal 7,6 al 10,6 per mille, anche fino al 4 per mille. Anche per gli inquilini a basso reddito sono stabilite detrazioni fiscali sulla dichiarazione dei redditi: 495,80 euro se il reddito complessivo è pari o inferiore ai 15.493,71 euro, oppure 247,90 euro se il reddito complessivo non supera i 30.987,41 euro.
La tassazione non sarà più ingiusta, e se la differenza tra canone concordato e libero non è eccessiva, questo tipo di contratto conviene sempre a tutte le parti in causa, tanto che in molte città italiane ha già preso piede, soprattutto nel centro Italia dove quasi la metà dei contratti d’affitto sono a canone concordato. Gli incentivi fiscali e l’abbassamento dei canoni di locazione dovrebbero determinare il rilancio del mercato degli affitti.