Il Decreto Milleproroghe ha bloccato la proroga degli sfratti, con il conseguente rischio di sfratto per circa 30.000 famiglie bisognose. Questa decisione ha scatenato ampie polemiche sul tema del diritto alla casa e la preoccupazione dei sindacati degli inquilini. Il Governo ritiene che, per far fronte a questa importante problematica, le previsioni del Decreto Casa relative all’incremento dei fondi per affitti e morosità incolpevole attraverso lo stanziamento di 446 milioni di euro siano una misura sufficiente e maggiormente costruttiva.
Secondo Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia, “Il Governo ha posto fine ad una ridicola e accidiosa liturgia, con una decisione che, se confermata anche in futuro e non rovinata dai Prefetti, conseguirà importanti risultati sul piano della fiducia” Prosegue sostenendo che “l’inutile ritualità annuale del blocco degli sfratti non è del resto mai servita, mentre saranno di certo necessari i fondi stanziati all’interno del Decreto Casa per affitti, morosità e alloggi popolari. Quanto hai nuclei famigliari con problemi abitativi, l’ultima volta che gli sfratti bloccati li ha contati il Ministero, in un momento in cui nessuna risorsa si trovava per il settore, sono risultati 2.889 in tutto, concentrati a Napoli, Roma e Milano, dove i contratti concordati hanno funzionato poco. Allora si parlava non di 30.000 famiglie a rischio, ma di oltre 100.000”.
Su questa linea anche il parere di Assoedilizia, “La mancata proroga può esser letta come un segnale positivo dato dal Governo, che mira alla riconduzione alla naturale disciplina civilistica del rapporto di locazione, eliminando all’interno dello stesso forzature dovute all’interferenza di misure autoritative, sia pur introdotte per ragioni sociali” afferma il presidente Achille Colombo Clerici. A suo parere siamo di fronte ad “un primo segnale per ripristinare la fiducia dei risparmiatori investitori nella casa” dato che “spesso il contrasto tra proprietario ed inquilino protetto si è risolto in un conflitto tra poveri, essendo il proprietario a sua volta bisognoso. E d’altronde il gravosissimo carico fiscale sugli immobili mal si concilierebbe con il permanere di un vincolo al contratto, foriero di una compressione della redditività dell’immobile stesso”. Rimarca il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici “Non siamo insensibili ai sentimenti di solidarietà umana. Ma siamo anche sensibili ai principi di equità e di diritto che, se crollano, allora sì, portano al crollo dello Stato. La questione della proroga del blocco degli sfratti, data poi l’esiguità dei casi ai quali la misura si applicherebbe, è divenuta una vera questione di principio. E’ lecito chiedersi se il contribuente, dopo aver assolto al suo debito tributario – che nella specie della fiscalità immobiliare è per altro gravosissimo – possa avere il diritto di non vedersi accollare altri oneri economici a seconda che lo Stato ritenga o meno di fare solidarietà a sue spese? Crediamo di sì. Se la pensassimo diversamente dovremmo arrivare ad ammettere che il panettiere ad un bisognoso, che si presenti con un bel certificato pubblico in mano attestante la sua condizione, debba vendere sotto costo il pane e senza contropartite compensative. Ed allora come non convenire che la solidarietà pubblica deve esprimersi attraverso la fiscalità generale e non addossandone l’onere ai singoli cittadini?”. I proprietari di abitazioni “sono un manipolo di malcapitati cittadini che, ricchi o poveri che siano, hanno dovuto subire per anni una compressione dei propri diritti perchè lo Stato ed i Comuni non hanno saputo risolvere, nel tempo, il problema abitativo di alcune categorie di bisognosi”.
D’altra parte le problematiche scatenate da tale decisione sono pressanti al punto da spingere tre assessori di Roma, Milano e Napoli, le città con maggiore densità abitativa, a lanciare un appello al Governo per rivedere la decisione presa al fine “scongiurare una situazione altrimenti ingestibile da un punto di vista sociale e da quello dell’ordine pubblico”. Gli assessori alle politiche abitative delle tre grandi città affermano con la massima decisione “Chiediamo con forza la proroga del blocco degli sfratti e politiche abitative strutturali che ci consentano di uscire dalla logica dell’emergenza. Su questo sollecitiamo una urgente riunione della consulta casa dell’Anci perchè sia ben chiaro il grido di dolore proveniente dalle città metropolitane dove forte è il disagio”.
Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha replicato “questo Governo ha messo in campo diverse misure come il fondo degli affitti e morosità. Ha dato numerosi strumenti ai cittadini ma soprattutto ai sindaci per governare l’emergenza. Gli sfratti vanno valutati caso per caso”.
A ritenere necessaria una proroga del blocco degli sfratti anche solo temporanea è il presidente Anci, Piero Fassino, ma il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi argomenta dicendo che “l’esecutivo non è stato a guardare, anzi, ha imboccato una strada nuova, cosciente che l’emergenza andava affrontata in modo più radicale e non con lo strumento vecchio e logoro della proroga degli sfratti”.
Tra polemiche e opinioni divergenti spunta il piano elaborato da Confedilizia “che consentirà a Stato e Comuni di ridurre a un terzo la spesa pubblica per l’emergenza abitativa” grazie alla “consegna ai meno abbienti, da parte dei servizi sociali comunali, di un bonus da spendere con i locatori più disponibili e comunque nell’ambito del sistema di locazioni calmierate”, come spiega il presidente dell’associazione dei proprietari immobiliari Corrado Sforza Fogliani. Il piano “presuppone, però, che Stato e Comuni rinuncino ad ogni pretesto per fare una politica clientelare basata su edilizia pubblica e alloggi per i senzatetto nei residence, che non serve a niente, come dimostra chiaramente la situazione fallimentare attuale, basata su un blocco degli sfratti che dura da 70 anni e che solo questo Governo e il ministro Lupi in particolare intendono far saltare”.
Conclude Sforza Fogliani, “Se si vuole allargare l’affitto al livello dei Paesi anche europei nei quali esso non è stato ucciso da leggi dell’equo canone e della tassazione non c‘è che il sistema dei bonus da noi proposto, non a caso seguito nei Paesi in cui il diffondersi della locazione non è influenzato da interessi clientelari o nascosti. Ma per assicurare la modalità sul territorio e risolvere il problema i Comuni sono disposti a spendere meno? Il problema paradossale, è proprio questo”.