Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche.
La legislazione antisismica italiana, allineata alle più moderne normative a livello internazione prescrive norme tecniche di base alle quali un edificio debba sopportare senza gravi danni i terremoti meno forti e senza crollare i terremoti più forti, salvaguardando prima di tutto le vite umane.
Fino al 2003 il territorio nazionale era diviso in tre categorie sismiche; ma in quell’anno sono stati, poi, emanati dei nuovi criteri di classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio.
A tal fine è stata, quindi, pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consigli dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003.
La divisione, ora, comprende quattro zone, a pericolosità decrescente, e sono:
- Zona 1: è la zona più pericolosa. Qui possono verificarsi fortissimi terremoti;
- Zona 2: in questa zona possono verificarsi forti terremoti;
- Zona 3: in questa zona possono verificarsi forti terremoti, ma rari;
- Zona 4: è la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari.
Volendo fare un appunto che ci riguarda “da vicino”, l’Emilia Romagna è divisa in due fra la Zona 2 e la Zona 3; quest’ultima non ci da’ il diritto di essere più tranquilli perché i terremoti sono rari, in quanto gli effetti collaterali del terremoto che ha scosso la nostra regione nel 2012 non sono svaniti del tutto: scuole, chiese ed edifici pubblici devono ancora essere ricostruiti in parte o del tutto.
La caratterizzazione sismica del nostro territorio impone l’adozione di misure di tutela per il patrimonio artistico, oltre che per la sicurezza dei cittadini. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha richiesto la redazione di una scheda sinottica grazie alla quale è possibile stabilire il da farsi per un edificio dal punto di vista strutturale e sismico.
Quindi, in caso di manutenzione straordinaria o di miglioramento sismico di un edificio sarà necessario allegare alla documentazione richiesta la scheda (disponibile dal 1 settembre 2015), indispensabile per monitorare il patrimonio edilizio e sensibilizzare le amministrazioni, i tecnici incaricati, i privati possessori di beni importanti per la collettività, ai temi della conservazione e valorizzazione di tale patrimonio, nonché alla mitigazione del rischio sismico.
All’interno della Circolare n.15 del 30 aprile 2015 vi sono le disposizioni del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, con oggetto Disposizioni in materia di tutela del patrimonio architettonico e mitigazione del rischio sismico.
Qui di seguito vengono riportate le motivazioni che hanno spinto all’adozione di tali misure, individuabili precisamente in: elevato rischio sismico del nostro territorio, caratterizzato da periodici terremoti che hanno portato alla rovina o, in taluni casi, alla perdita di manufatti di notevole interesse storico e culturale;
- stato di fatto del patrimonio, caratterizzato da un elevato stato di vulnerabilità strutturale, dovuto ad incuria e a manomissione o alterazione che hanno modificato l’assetto e le risposte della struttura agli eventi sismici.
Ma tutto questo riguarda principalmente gli edifici pubblici e storici del nostro territorio, e queste misure di prevenzione vengono gestite direttamente dallo Stato.
Cosa c’è per i privati, per chi vuole costruire casa o vuole ampliarla?
Il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha un’idea in merito: un allargamento degli incentivi fiscali sui lavori in casa, ampliando non solo la possibilità all’edilizia pubblica, ma anche a chi vuole comprare o affittare casa. In più, gli incentivi non avrebbero più come oggetti soltanto gli immobili situati nelle zone 1 e 2, ma verrebbero espansi anche alla zona 3, arrivando a toccare 4 milioni di edifici.
Questo allargamento, infatti, avrebbe una portata non indifferente; la stima Ance-Cresme, su dati Istat rileva che gli edifici in Italia, costruiti sino al 2001, sono circa 11 milioni.
Inoltre la zona 3 comprende aree popolosissime, comprese tra le altre in Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto.
L’estensione alla zona 3 renderebbe indispensabile aumentare in maniera consistente gli stanziamenti messi a disposizione dal Governo per le detrazioni, attualmente pari a poco più di 100 milioni di euro.
Ci sarà un bonus per l’antisismica?
Per l’UNICMI il nodo fondamentale per la piena operatività del 65% antisismico è la pubblicazione, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), delle Linee Guida per la classificazione sismica degli edifici, permettendo così di stabilire chi può effettivamente accedere agli incentivi.
Dice l’UNICMI: “Le linee guida per la classificazione sismica degli edifici sono pronte, il lavoro dei tecnici ha infatti messo a punto un sistema di catalogazione dei fabbricati che consentirà di evidenziare immediatamente, attraverso 6 classi (dalla A alla F), il grado di rischio in caso di terremoto”.
Queste parole ci fanno, quindi, ben sperare. Questo provvedimento potrebbe diventare “il fiore all’occhiello” per l’Italia.