Seguici sui social

Norme, leggi e Bonus Fiscali

TASSA SUGLI ASCENSORI: CONFEDILIZIA CONTRO MISE

Confedilizia ha urlato “Al lupo! Al lupo!” riguardo una potenziale tassa sugli ascensori a carico dei cittadini. Il Mise è intervenuto a placare gli animi sostenendo l’inesistenza di una tassa simile.

Negli ultimi giorni, le notizie contrastanti riguardo una nuova tassa sugli ascensori hanno infervorato gli animi. Questa tassa a cui il Governo starebbe lavorando, pare diventerebbe per le famiglie più cara dell’abolita Tasi.
A lanciare l’allarme è stata Confedilizia preoccupata per le tasche dei cittadini, tanto che Giorgio Spaziani avrebbe detto al premier Renzi di disporre “l’eliminazione della bozza di provvedimento di questo ‘corpo estraneo’, con il quale si vorrebbero imporre ai proprietari di casa spese assolutamente non necessarie e certamente onerose per la maggior parte delle famiglie italiane”.
In risposta, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso un comunicato stampa che spiega che, al momento, non esiste nessuna tassa di questo genere.

Insomma, questa tassa ci sarà o no? E se sì, a quanto ammonterà? E chi dovrà pagarla? Scendiamo nei dettagli della disputa.

Secondo Confedilizia, il Mise avrebbe licenziato uno schema di d.p.r. attuativo della direttiva comunitaria 2014/33/UE concernente la sicurezza degli ascensori. In questo schema è previsto l’obbligo di effettuazione di una verifica straordinaria degli ascensori esistenti, conferendo a chi verifica il potere di effettuare costosi interventi a carico dei proprietari di casa. Sarebbe questo obbligo ad infervorare l’animo di Confedilizia, in quanto non previsto dalla direttiva europea di cui il d.p.r. è attuazione.

Attualmente, le verifiche sul funzionamento degli ascensori hanno cadenze prestabilite:

  • Ogni 6 mesi, per legge, gli ascensori vengono esaminati e sottoposti a manutenzione da un tecnico specializzato, con la verifica del paracadute, del limitatore di velocità, dei dispositivi di sicurezza, delle funi, catene e attacchi, e l’isolamento dell’impianto elettrico e dei collegamenti con la terra;
  • Ogni 2 anni, sempre per legge, l’Asl o l’Arpa o un organismo di certificazione autorizzato dal Mise e notificato alla Commissione europea.

Inoltre, nel caso in cui il manutentore rilevi un rischio, è tenuto a fermare l’impianto fino a riparazione ultimata, informando il proprietario, il tecnico incaricato delle verifiche periodiche e il Comune per eventuali provvedimenti di competenza.

Per quanto riguarda la direttiva Ue, l’art.2 afferma e stabilisce che per gli ascensori già in essere e in regola alle norme vigenti alla data di adozione del decreto, i soggetti abilitati alla verifica e alla certificazione della conformità degli ascensori dovranno effettuare, in occasione della prima verifica periodica, una ulteriore verifica su alcuni requisiti minimi di sicurezza.
I requisiti sono i seguenti:

  • Precisione di fermata e livellamento tra cabina e piano;
  • Presenza di fonti di illuminazione nel locale macchine;
  • Presenza ed efficacia dei dispositivi di apertura e chiusura delle porte di piano con cabina fuori dall’area di sbloccaggio;
  • Presenza di porte di cabina;
  • Rischio di schiacciamento a causa delle porte motorizzate;
  • Presenza di un dispositivo di comunicazione obbligatoriamente bidirezionale da poter utilizzare in caso di intrappolamene in cabina;
  • Presenza di fonti di illuminazione della cabina.

mycase notizie, video e servizi immobiliari

È ovvio che, in caso l’ascensore non soddisfi i requisiti minimi sopraelencati, saranno obbligatori lavori di ristrutturazione per far sì che la macchina sia sicura e utilizzabile per tutti ed è ovvio, inoltre, che tali lavori abbiano un loro costo.

Tale nuova verifica straordinaria, così come prevista dallo schema d.p.r. ancora al vaglio del Mise, si delinea di fatto come un tassa a carico di milioni di proprietari di casa pari al doppio della Tasi. Con un rapido calcolo, questa tassa ammonterebbe a 350 euro e più a famiglia.
Questo è quanto affermato da Confedilizia…
D’altra parte, il Mise ha precisato che la bozza di decreto, tutt’ora al vaglio, non prevede la suddetta verifica straordinaria, ma controlli specifici per la sicurezza degli ascensori da effettuare durante la prima verifica periodica. Maggiore attenzione sarà prevista solo per quelle apparecchiature installate ante 1999, e quindi precedenti all’applicazione delle relative direttive comunitarie. Inoltre, il Mise ha ulteriormente affermato che i requisiti da verificare sono stati scelti in modo equo e selettivo, e che non comportano spese eccessive. E ancora, gli interventi in questione possono essere distribuiti su un massimo di 4 anni e sono soggetti a detrazioni fiscali per interventi di manutenzione straordinaria degli edifici, e quindi l’onere restante non dovrebbe in alcun modo gravare sul bilancio delle famiglie.

A questo punto, non resta che attendere che il decreto, dopo essere stato lavorato al tavolo del Mise, passi a quello dei Consiglio dei Ministri. Tale passaggio è previsto entro il 19 aprile.
Chi avrà ragione?

Commenti

Le notizie più lette