Negli ultimi anni il Governo italiano si sta fortemente prodigando, in campo immobiliare, nella lotta contro l’evasione fiscale, il cosiddetto nero, e i primi risultati stanno finalmente arrivando. Secondo la nota di aggiornamento al Def 2017, il Documento di Economia e Finanza curato direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’introduzione della cedolare secca ha portato a ottimi risultati in tempi relativamente brevi, tanto da meritarsi i complimenti e gli elogi di Confedilizia.
Cedolare secca.
Prima di studiare i risultati raggiunti, rinfreschiamoci la memoria andando a riassumere brevente la normativa riguardante la cedolare secca: per chi volesse più dettagli rispetto alla breve guida che segue, vi suggeriamo di guardare attentamente questo video” (consigliatissimo anche per chi, semplicemente, non ha voglia di leggere un paragrafo in più).
La cedolare secca è una modalità di tassazione dei canoni d’affitto alternativa a quella ordinaria, introdotta proprio per combattere l’evasione fiscale e che, nella stragrande maggioranza dei casi, risulta vantaggiosa sia per locatore che per locatario.
Consiste sostanzialmente nell’applicazione, sul canone annuo di locazione, un’imposta fissa e ridotta, che va a sostituire IRPEF, le relative addizionali e tutte le imposte indirette: a fronte della rinuncia a richiedere un aggiornamento del canone a qualsiasi titolo, il proprietario potrà pagare un’aliquota fissa sul canone annuo, ridotta al:
- 21% nei casi non particolari;
- 15% nel caso di contratti di locazione a canone concordato, in comuni ad alta densità abitativa o con poca disponibilità;
- 10% fino a fine 2017 per immobili locati in comuni per i quali è stato deliberato lo stato di emergenza per calamità naturali, per contratti di locazione agevolati o per contratti per studenti universitari.

La nota di aggiornamento al Def.
Senza tanti giri di parole veniamo al dunque: dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti di immobili residenziali, l’evasione tributaria fiscale (tax gap) è diminuita del 42% e la propensione all’inadempimento si è ridotta del 40%. In particolare, si legge ancora nel Rapporto, tra il 2011 e il 2015 il tax gap è passato da 2,3 a 1,3 miliardi di euro, mentre la propensione all’evasione è scesa dal 25,3% al 15,3%.
I dati esposti nel Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva, allegato alla nota di aggiornamento del Def, sono così soddisfacenti da portare il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa a dichiarare pubblicamente quanto sia *necessario estendere questo regime fiscale agevolato anche alla locazione di immobili commerciali e non residenziali: Ora ci sono le prove ha commentato Spaziani Testa la cedolare secca sugli affitti abitativi da parte di persone fisiche ha pienamente centrato uno degli obiettivi che si prefiggeva, quello di ridurre l’evasione fiscale. In pochi anni si è quasi dimezzata sia l’entità delle somme sottratte al fisco sia la propensione all’inadempimento, recuperandosi circa un miliardo di euro. Inoltre, i numeri certificano che, negli ultimi anni, questo è l’unico comparto nel quale la tax compliance è cresciuta.
Ma non è tutto qui. La cedolare secca, infatti, si impone su altri tipologie di tassazione per la sua equità: in primis, secondo Spazini Testa, per compensare in parte il forte carico di tassazione patrimoniale che gli immobili residenziali subiscono con IMU e TASI. Anche per questa ragione è necessario che gli organi di governo italiani riflettano e si convincano della bontà di allargare il campo della cedolare secca anche agli affitti non abitativi, partendo senza indugio da negozi e uffici. Le risorse le offre proprio il recupero di evasione ottenuto con la cedolare nel settore abitativo. Adesso, davvero, non ci sono più scuse, ha concluso il presidente di Confedilizia.