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Tasse sugli immobili

BOCCATA D’ARIA PER I COSTRUTTORI, VIA L’IMU?

Per aiutare le imprese costruttrici in crisi il Governo propone l’abolizione dell’Imu sugli immobili invenduti per almeno 3 anni.

Le imprese edili stanno attraversando un periodo molto difficile: il calo delle compravendite ha colpito anche le nuove costruzioni e per di più costruire secondo le più recenti normative ha un costo che non permette una considerevole diminuzione dei prezzi, come nel caso dell’usato; ma non solo, i costruttori si trovano con diversi immobili invenduti per cui, fino ad ora, hanno dovuto pagare l’Imu. Questa eccessiva pressione fiscale ha avuto effetti disastrosi per i bilanci interni delle imprese edili, ma ora sono in arrivo novità per dare respiro ai costruttori.

Il Governo ha proposto l’abolizione dell’Imu, per almeno 3 anni, sulle aree e sui fabbricati invenduti delle imprese edili, e il provvedimento è già passato alla Camera con largo consenso. Se troverà approvazione anche al Senato, diminuirà la pressione fiscale che grava sulle aziende di un settore già in difficoltà.

Al momento sugli immobili costruiti e destinati alla vendita delle imprese edili grava una tassazione di natura patrimoniale ancora prima di essere immessi sul mercato. Il Decreto Liberalizzazioni 24 gennaio 2012 n. 1, consente ai Comuni di ridurre l’aliquota fino allo 0,38% per questi immobili e dimezzare la tassazione standard sui magazzini delle imprese edili che si trovano quindi a godere di una complessiva riduzione dell’Imu. L’aliquota ridotta, applicabile solamente ai fabbricati finiti e destinati alla vendita da parte dell’impresa costruttrice, ha un limite temporale di tre anni dall’ultimazione dei lavori, dopodiché si torna a pagare l’Imu senza sconti.

Per i beni di categoria D, come capannoni industriali, fabbriche, centri commerciali, alberghi, teatri, cinema, ospedali privati, palestre, stabilimenti balneari e termali a fine di lucro, è stata applicata un’ulteriore maggiorazione dell’Imu, con base imponibile data dalla rendita catastale rivalutata del 5%, cui si applica il moltiplicatore 65 e non più 60 come nel 2012.

In questo momento di crisi economica gli aspetti fin qui emersi rendono l’Imu una tassa iniqua che colpisce i beni strumentali all’attività dell’impresa o i prodotti che l’impresa non riesce a vendere. Il patrimonio invenduto su cui grava l’Imu vale 1,5 miliardi all’anno: si tratta di una produzione per 1,5 miliardi che pesa sui bilanci delle imprese di costruzione, oltre ai valori dell’invenduto degli anni precedenti.

Questa pressione fiscale ha impedito a molte piccole imprese edili di accedere al credito delle banche, portandole, nel peggiore dei casi, al fallimento. Ora, dopo 446.000 posti di lavoro persi dall’inizio della crisi del settore edile è in arrivo una risposta concreta alla richiesta di aiuto dei costruttori.

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