La prima scadenza di pagamento della Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili che si applica su case e fabbricati, è fissata al 16 giugno. La Legge di Stabilità 2014 prevede un’aliquota base dell’1 per mille ma i Comuni hanno la possibilità di applicare un’aliquota differente a loro discrezione, che per le prime abitazioni può raggiungere un tetto massimo del 3,3 per mille. I Comuni avrebbero dovuto deliberare aliquote e detrazioni entro il 23 maggio, ma molte amministrazioni comunali non riusciranno a rispettare il termine di scadenza. Per fare un esempio, a Reggio Emilia riusciranno a mettersi in regola con la delibera solamente una decina di amministrazioni comunali, ma si tratta una situazione di ritardo generalizzata a tutto il Paese, dovuta soprattutto alla necessità di decidere l’aliquota da applicare ed eventuali detrazioni al buio, senza conoscere bilanci e somme che lo Stato dovrà corrispondere a ciascun Comune attraverso il fondo centrale.
La situazione è piuttosto delicata in quanto è necessario conciliare le pressanti necessità di cassa dei Comuni con l’esigenza di garantire ai contribuenti massima chiarezza e certezza sugli oneri fiscali da sostenere. In seguito all’incontro con l’Anci, il Governo ha optato per la proroga a settembre per il pagamento della prima rata Tasi solamente per i Comuni che non riusciranno a fissare l’aliquota entro il 23 maggio. Per tutte le altre amministrazioni comunali resta valida la scadenza della prima rata Tasi al 16 giugno.
La Uil sottolinea il caos generato dalla decisione di far slittare il pagamento solamente per alcuni Comuni. Infatti, sono solo 832 Comuni ad aver fissato le aliquote e di questi solamente 514 hanno reso pubblica la loro delibera sul sito del ministero dell’economia. Con i dati del Servizio delle Politiche Territoriali alla mano, il sindacato lancia l’allarme sul “ginepraio di aliquote e detrazioni diverse”, che porteranno ad una situazione in cui “alla fine si avranno sicuramente 8.092 applicazioni diverse” rischiando “di avere oltre 75.000 combinazioni differenti di applicazione dell’imposta”. La molteplicità di varianti in gioco, Comuni in ritardo con la delibera o no, aliquote differenziate tra prime case e altri immobili ed eventuali detrazioni, determina una situazione di caos fiscale per contribuenti e Caf, che a giugno saranno alle prese con 29 scadenze di pagamento.
Analizzando le aliquote dei 32 capoluoghi di provincia che hanno già effettuato la delibera, nel 37,5% dei casi, quindi in 12 Comuni, la Uil ha riscontrato una Tasi più alta dell’Imu versata nel 2012. In pratica la media della Tasi che le famiglie dovranno corrispondere nelle città analizzate è di 240 euro, valore di poco inferiore alla media dell’Imu corrisposta nel 2012 che si attestava a 267 euro.
Come ha sottolineato il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy: “tra Tasi, Tari e Addizionali Comunali si rischia di neutralizzare il ‘Bonus Irpef’, o peggio come nel caso dei pensionati, esclusi dal bonus fiscale, il rischio è di peggiorare ulteriormente la situazione economica, aumentando il carico fiscale complessivo”.
Al momento tutte le città hanno aumentato le aliquote rispetto all’aliquota base del 1 per mille prevista dalla Legge di Stabilità 2014, ad eccezione di Aosta, che per gli immobili non di lusso ha mantenuto l’aliquota base, e Pordenone che ha fissato l’aliquota all’1,25 per mille. A causa degli aumenti delle aliquote si pagherà una Tasi più alta dell’Imu a Mantova (+ 89 euro), Pistoia (+ 75 euro), Genova (+ 67 euro), Milano (+ 64 euro), Ferrara (+ 60 euro), La Spezia (+ 47 euro), Sassari (+ 40 euro), Savona (+ 28 euro), Siracusa (+ 16 euro) e Palermo (+ 2 euro).
Unidici città hanno optato per l’addizionale dell’0,8 per mille arrivando al 3,3 per mille,andiamo a conoscere caso epr caso aliquote e detrazioni applicate:
Torino: 3,3 per mille con detrazione fissa di 110 euro per gli immobili con rendita catastale fino a 700 euro più 30 euro per ogni figlio con meno di 26 anni; la Tasi costerà mediamente 468 euro, 7 euro in meno rispetto al costo medio dell’Imu;
Reggio Emilia: 3,3 per mille con detrazioni in relaziona alla rendita catastale e per figli a carico ma solo per giovani con al massimo 25 anni; sulla prima casa la Tasi verrà a costare mediamente meno dell’Imu;
Vicenza, La Spezia, Cremona e Piacenza: 3,3 per mille;
Bologna: 3,3 per mille con detrazioni decrescenti con il crescere delle rendite catastali; il costo medio della Tasi sarà 301 euro, 20 euro in meno rispetto all’Imu;
Ferrara: 3,3 per mille con un costo medio della Tasi di 308 euro, 60 euro in più rispetto all’Imu;
Genova: 3,3 per mille con detrazioni decrescenti a partire da 114 euro per gli immobili con rendita catastale fino a 550 euro, arrivando a 50 euro per gli immobili con rendita catastale fino a 900 euro; con un costo medio dell’imposta di 439 euro, 67 euro in più rispetto all’Imu;
Ancona: 3,3 per mille con detrazioni per gli immobili con rendita catastale fino a 440 euro; con una spesa media di 306 euro, 35 euro in meno rispetto all’Imu; per il 2015 l’intenzione è quella di portare l’aliquota relativa alla prima casa al 4,1 per mille;
Cagliari: 2,8 per mille con una Tasi media di 264 euro, 87 euro in meno rispetto all’Imu;
Palermo: 2,9 per mille con detrazione fissa di 50 euro, più 20 euro per ogni figlio con meno di 18 anni; il costo medio della Tasi è di 154 euro, 2 euro in più rispetto all’Imu;
Milano: 2,5 per mille con detrazioni legate alla rendita catastale fino a 770 euro e in base al reddito Irpef fino a 21.000 euro; sulle seconde case verrà applicata l’addizionale supplettiva arrivando all’11,4 per mille; il costo medio della Tasi sarà di 430 euro, 34 euro in più rispetto all’Imu;
Roma: 2,5 per mille con detrazioni decrescenti in base al crescere della rendita catastale con addizionale supplettiva per le seconde abitazioni per le quali l’aliquota arriverà all’11,4 per mille; il costo medio della Tasi sarà di 410 euro, 127 euro in meno rispetto all’Imu.
Guglielmo Loy commenta così la situazione: “La Tasi penalizza i Comuni “virtuosi” con l’Imu”, si tratta di più di 5.600 Comuni che avevano mantenuto l’aliquota base al 4 per mille dell’Imu o in alcuni casi anche inferiore. Purtroppo quasi tutte le amministrazioni comunali, esclusa Milano che introduce anche il reddito Irpef, hanno optato per le detrazioni legate alla rendita catastale e alcuni hanno introdotto anche detrazioni per figli di età inferiore a 26 anni. “Ciò perchè i Comuni intendono fare cassa con dati certi, come le rendite catastali, anziché introdurre criteri più equi, come il reddito Isee, rispetto a rendite catastali “vetuste” oppure legate genericamente all’età dei figli a prescindere dalla loro condizione” lavorativa.